BST Round 4: 1x14

Scomparsi

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  1. omelette73
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    PAIRING: B&B
    AUTORE: Anna86
    RATING: PG
    TITOLO: Blue Eyes blue
    DISCLAIMER: Bones non mi appartiene.

    I thought that you’d be loving me.
    I thought you were the one who’d stay forever.
    But now forever’s come and gone
    And I’m still here alone.

    because you were only playing,
    You were only playing with my heart.
    I was never waiting,
    I was never waiting for the tears to start.

    It was you who put the clouds around me.
    It was you who made the tears fall down.
    It was you who broke my heart in pieces.
    It was you, it was you who made my blue eyes blue.
    Oh, I never should have trusted you.

    I thought that I’d be all you need.
    In your eyes I thought I saw my heaven.
    And now my heavens gone away
    And I’m out in the cold.

    because you had me believing,
    You had me believing in a lie.
    Guess I couldn’t see it,
    I guess I couldn’t see it till I saw goodbye.


    Seeley Booth era seduto alla sua scrivania da almeno un’ora e mezza e non era ancora riuscito a combinare nulla. L’unica cosa a cui riusciva a pensare da dodici ore a quella parte era la foto della sua partner, contenuta nella cartella riguardante il caso dei suoi genitori, a cui lui aveva accettato di dare un’occhiata perché lei glielo aveva chiesto. La foto in questione doveva avere almeno quindici anni e raffigurava una persona totalmente diversa da quella con cui lavorava ogni giorno. In quella foto non c’era la Dottoressa Brennan, antropologa forense di fama mondiale, scrittrice di best seller nonché cintura nera di tre tipi diversi di arti marziali; c’era solo Temperance, una ragazzina felice che sorrideva all’obiettivo con tutta la spensieratezza della sua adolescenza.

    Dopo la sera precedente l’agente aveva capito che Temperance Brennan era molto più della scienziata fredda e iper razionale che si vedeva in superficie. Ci aveva già pensato qualche volta ma ora ne aveva la conferma; il fatto che fosse totalmente focalizzata sul lavoro, i mezzi sorrisi che non raggiungevano mai gli occhi, la malinconia che sembrava affliggerla ogni qual volta lasciava vagare i pensieri ora avevano più senso. Era sola, era rimasta sola quando ancora non era maggiorenne e aveva imparato a cavarsela in ogni situazione, diavolo, si era laureata col massimo dei voti ed era diventata una delle esperte più richieste del paese. Non si poteva dire lo stesso della maggior parte degli orfani che molto spesso diventavano criminali o emarginati. Lei invece aveva incassato il colpo ed era andata avanti a testa bassa, aveva trasformato tutto il dolore e la rabbia che aveva dentro in determinazione raggiungendo risultati incredibili anche per una persona con un bagaglio emotivo normale.

    Booth aveva odiato Jesse Kane perché aveva tentato di manipolare Temperance premendo sul tasto dei genitori scomparsi; lui non ne aveva il diritto, lui non sapeva nulla di lei. E si era un po’ risentito quando lei aveva chiesto aiuto al biondino piuttosto che rivolgersi a lui. Ma alla fine si era accorta del suo sbaglio e aveva fatto ammenda, era andata da lui e gli aveva chiesto con quegli occhi da bambina triste di aiutarla. E lui aveva scoperto di non riuscire a dirle di no.
    Aveva scoperto anche che voleva aiutarla. Voleva che si aprisse. Voleva vedere i suoi occhi sorridere di nuovo come nella foto. E sentiva dentro di sé che se avesse fatto le mosse giuste forse ci sarebbe riuscito. Ci sarebbe voluto del tempo e tanta pazienza, ma forse i suoi sforzi sarebbero stati ripagati alla fine.

    Booth non aveva idea di cosa fosse successo alla propria partner dopo la scomparsa dei suoi genitori, lei non ne parlava mai, ma era sicuro che da qualche parte in fondo a quegli occhi blu che sembravano non finire mai la ragazzina che sorrideva era ancora lì e aspettava che qualcuno la facesse uscire.

    Edited by omelette73 - 13/7/2009, 09:20
     
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  2. Cris.Tag
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    Autore: Lidiana / Chemistry
    Titolo: Un legame speciale
    Pairing: B&B.
    Rating: per tutti
    Summary: Erano quasi sempre così i loro percorsi in macchina, raramente silenziosi o accompagnati dal sottofondo musicale che regalava la radio.
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.

    UN LEGAME SPECIALE


    Il SUV percorreva le strade illuminate dai lampioni di Washington D.C. mentre lui la riaccompagnava a casa. All’interno dell’abitacolo due voci si sovrapponevano l’una all’altra, in quello che sembrava essere un match con due lottatori agguerriti che non erano disposti ad accettare una sconfitta. Erano quasi sempre così i loro percorsi in macchina, raramente silenziosi o accompagnati dal sottofondo musicale che regalava la radio.

    “Booth?!” esclamò Temperance, fissandolo con aria sconcertata dal sedile del passeggero.

    “Che c’è?”, domandò facendo un piccolo sorriso, sfuggendo al suo sguardo e sperando di riuscire a venir fuori da quella situazione.

    “Stai deliberatamente evitando di rispondere alla mia domanda cercando di traviare la conversazione su altri argomenti! Ti crea forse qualche problema darmi una risposta?”, chiese lei con sguardo provocatorio.

    Booth sentì nel tono della sua voce, mentre pronunciava quell’ultima domanda, la richiesta dell’ennesimo duello tra loro. Era qualcosa di stimolante e al quale non riusciva a negarsi mai. Si voltò a guardarla velocemente e lo vide. Ogni volta che intravedeva, negli occhi della sua partner, quel luccichio di competizione, sentiva dentro sé l’istintiva voglia di affrontare quella lotta.

    Attese di parcheggiare il SUV per risponderle e poterla guardare dritta negli occhi senza alcuna distrazione. Poter competere con quello sguardo. “No. È solo che non vorrei metterti in imbarazzo con la mia risposta”, disse alzando leggermente le sopracciglia e accennando un sorriso scaltro.

    “Booth, dovresti sapere che poche cose mi imbarazzano. Cosa che non si può certo dire di te”, replicò, ricambiando lo sguardo senza fatica e puntando leggermente il mento in alto. “Forza, rispondimi pure, sono pronta ad affrontare questa imbarazzante verità. Sputa la rana”, lo incitò mantenendo una voce calma.

    Lui alzò gli occhi al cielo e fece un sospiro. “Bones... conosci correttamente qualche modo di dire? Eppure sei un’antropologa forense, dovresti saperle queste cose, fanno parte della cultura popolare...”, disse mentre scuoteva la testa ed emetteva altri sospiri.

    “Non so di cosa tu stia parlando”, disse lei candidamente con sguardo confuso.

    “Sputa il rospo, Bones. Si dice così.”

    “Ooh”, esclamò lei, aprendo leggermente la bocca. Come sempre quelle labbra avevano l’effetto di una calamita per gli occhi di Booth, che si fiondarono a fissarle velocemente. Dovevano essere terribilmente morbide. Soffici. Piene. Calde..
    Poi la voce di Temperance lo strappò da quei pensieri e lo riportò a focalizzarsi nella loro discussione. “Lo stai facendo di nuovo! Stai di nuovo cambiando argomento. Sputa questo dannato rospo, Booth!”, disse spazientita.

    Sembrava non avesse intenzione di scendere dal SUV finché quella battaglia non fosse terminata, infatti si sistemò, girandosi un po’ di lato per portare il suo corpo verso di lui e avere la sua massima concentrazione su di sé.

    Vedendo nello sguardo di Booth l’esitazione nel rispondere decise di ripetere la domanda con dolcezza. “Qual è il tuo modo di darmi importanza?”

    Lui non smise di fissarla ma, improvvisamente, il suo sguardo si colorò di un’altra sfumatura. Di un’altra intensità. Come se quelle parole avessero acceso in lui tutta un’altra realtà. Quella che, nei suoi sogni, esisteva e viveva una vita propria. La continuò a fissare e continuò ad esitare.

    “Avanti, Booth. Ignori Zack per fargli credere che c’è un legame speciale tra voi e con me invece come fai? Come mi fai capire che c’è un legame speciale tra noi?”, lo incalzò.

    Lui fece per aprire la bocca e replicare ma, prima che lei se ne accorgesse, aveva dato seguito alle sue ultime parole. “Beh, se c’è un legame speciale tra noi...”, terminò incerta.

    “Certo che c’è!”, esclamò lui senza più ombra di incertezza.

    Lei sorrise leggermente, rincuorata dalle sue parole sicure e salde. “Sai che ho bisogno sempre di sapere i fatti... la verità”, disse scherzando e abbassando gli occhi, sperando di allentare quella tensione che si era creata nell’esigua aria che transitava nel veicolo. Ma il suo tentativo fallì, perché non appena risollevò lo sguardo si accorse che il viso di lui era ancora serio e i suoi occhi erano ancora fissi su di lei, scavando ancora intensamente. Ancora e ancora.
    Temperance si domandò fino a che punto volessero arrivare, fino a che punto potessero vedere. Quel pensiero la riempì di insicurezza e quella che era iniziata come una sfida divenne per lei in quell’istante un momento interminabile e carico di disagio. Si maledì mentalmente per aver intrapreso quella discussione.

    Booth intuì la sua difficoltà ma decise di proseguire la conversazione, decise di rispondere alla sua domanda.

    “Io non ho bisogno di darti importanza Bones, tu sei importante. Io credo in te, mi fido di te, vedo la passione che c’è dentro il tuo cuore, nelle cose che fai. Io vedo la sofferenza che provi per la mancanza che hai avuto nella tua vita e vedo anche il tuo disperato bisogno di trovare qualcosa o qualcuno a cui aggrapparti per cercare di riempire quella mancanza. Ed ogni cosa che faccio per te, ogni mio gesto nei tuoi confronti è in funzione del desiderio di essere colui a cui tu un giorno potresti aggrapparti per colmare quel vuoto. Ogni volta che affronto certi argomenti con te, ogni volta che ti guardo in una certa maniera, ogni volta che ti tocco...”. Allungò le dita verso la sua mano sfiorandola impercettibilmente e chinandosi verso di lei per esserle più vicino “… Lo faccio per... per rendere il nostro legame più forte... per renderlo speciale”, dichiarò tutto d’un fiato, con voce bassa e calda, come volesse avvolgerla in quel turbine che erano i suoi sentimenti per lei.

    Temperance sentì un calore invaderle lo stomaco e infiammarle la pelle.
    Nel punto in cui lui le stava sfiorando la mano sentì un brivido che, come il tuono di un temporale, si scaricò e passò direttamente nella pelle di lui facendogli socchiudere leggermente la bocca e allargare le pupille.
    Non riusciva a muoversi e quando lui si protese ancora un po’ verso di lei pensò che l’avrebbe baciata. Invece prese la sua mano nella sua stringendola lievemente e, a pochi millimetri dal suo viso, accarezzandola con il suo alito caldo, le disse: “Lasciami essere colui a cui ti aggrapperai.”

    Lei sbatté le palpebre cercando di contenere l’umidità che, sentiva, si iniziava a formare nei suoi occhi. Non capì da dove riuscì a trovare la forza di parlare e si stupì lei stessa delle sue parole. “Io mi sto già aggrappando a te”, disse in un sussurro, senza scostare il viso che era pericolosamente vicino a quello di lui.

    Booth spalancò gli occhi e sorrise sorpreso e felice per la risposta della sua partner. Si era mostrata, aveva confermato con quelle parole le sue paure e aveva confessato di volerle riporre nelle sue mani, per farle dissolvere col tempo.
    “Lo vedi, Bones? Il mio istinto aveva ragione, c’è un legame speciale tra di noi.” disse dolcemente, facendosi più vicino di quanto già non fosse.

    E finalmente quelle labbra fecero quello che pareva volessero fare da molto tempo, si chinarono e catturarono le sue, in un bacio leggero, interminabile, emozionante. Quando si staccarono dolcemente l’uno dall’altro si guardarono per un lungo istante in silenzio, godendo di quell’attimo di eternità che aleggiava intorno a loro.

    “Grazie, Bones”, disse lui accarezzandole il viso.

    “Per cosa?”, domandò Temperance confusa.

    “Per permettermi di essere colui a cui ti aggrappi. Per permettermi di essere quella persona.”

    “Beh, tecnicamente sarei io a doverti ringraziare ma... prego”, replicò sorridendogli e iniziando a scendere dal SUV. Prima di richiudere lo sportello, però, si voltò verso di lui.

    “Ah Booth, credo che domani ti chiamerò per andare fuori a pranzo”, disse ammiccando.

    Lui rise, divertito dal suo riferimento. “Aaah Bones, se sentirai la mia mancanza prima, chiamami anche per la colazione.”

    “Per quella potremmo organizzarci presto diversamente... chissà...”, disse lei, guardandolo maliziosa mentre richiudeva lo sportello del SUV. Rimase ferma a guardarlo dal finestrino chiuso.

    Lui restò senza parole per un attimo, pensando al significato di quella sua ultima frase piena di aspettativa. Lei iniziò ad allontanarsi camminando all’indietro per continuare ad osservarlo ancora un po’ e lui, prima che lei si voltasse, muovendo marcatamente le labbra per farle capire la sua parola, sussurrò ‘Notte’ e la guardò entrare nel suo portone e scomparire dietro la porta.

    Accidenti, sentiva già la sua mancanza al punto che l’avrebbe chiamata per chiederle se le andava una birra prima di dormire.
    Ma si trattenne. Quella sera aveva già raggiunto più di quanto si sarebbe mai aspettato, col tempo sarebbe arrivato anche il resto.
    Girò la chiave della macchina e si avviò nelle strade buie di Washington D.C., accompagnato da un sorriso che non l’avrebbe abbandonato per molto tempo.

    Edited by omelette73 - 13/7/2009, 09:20
     
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  3. omelette73
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    Autore: Cris.Tag
    Titolo : pensieri notturni
    Pairings : B&B + Jesse Kane
    Rating: NC13 per sicurezza
    Summary: Kane ha convinto Brennan a cercare la verità sulla scomparsa dei suoi genitori.
    Disclaimer: I personaggi citati in questa oneshot non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.

    Pensieri notturni

    Gli occhi erano spalancati verso il soffitto.
    L’orologio digitale segnava le 3.48 del mattino e lei aveva già visto scorrere diversi numeri riflessi sopra di sé.
    Non riusciva a dormire, stava ripensando agli ultimi giorni, cercando di dare una logica a tutto quello che era accaduto.

    Lei e Zack erano andati sul luogo di un disastro aereo, era qualche tempo che non vedeva il suo collega, non gli era mancato affatto, nonostante quello che lui si ostinava a dire. Il suo assistente si era mostrato più a disagio di lei.
    Ripensò al loro scambio di battute quando l’aveva chiamato per informarlo del ritrovamento dei tre frammenti, estranei all’incidente. Sorrise.
    “La prossima volta che ti manco, Bones, prendi in mano il telefono e chiamami. Pranziamo o altro.”
    “Booth non mi sei mancato.”
    “Forza. Dillo!”
    “Non mi sei mancato!”
    “No, non è vero.”
    “D’accordo, Booth. Offrimi la cena.”
    “Cosa? Stai dicendo che ti sono mancato?”
    L’aveva seguita nel corridoio con un sorriso stampato sulle labbra, la discussione non era ancora finita. Era sicura che Booth potesse capire dal suo modo di camminare dentro a quel camice blu che lei la considerava una sfida personale.
    “No, ti sto solo chiedendo di portarmi fuori a cena.”
    “Questo è diverso.”
    “Adesso ti stai tirando indietro!”
    “Non mi sto tirando indietro.”
    “Scommetto che non hai il coraggio di invitarmi.”
    “Sono un agente dell’Fbi, so cosa vuol dire avere coraggio.” Si fermò sulla soglia del suo ufficio e si girò all’improvviso. Se lo sentì arrivare addosso con tutto il suo corpo, poi lo vide fare un passo indietro per ristabilire la giusta distanza.
    “Già, ma non ce l’hai per dirmi che anche io ti sono mancata.”
    “Non mi sei mancata.”
    “Sì invece.”
    “Non è vero.”

    Poi era arrivato Jesse Kane con la sua scatola pieno di informazioni sulla scomparsa del padre.
    Si era sentita fragile in quel momento ed era stato facile mostrargli poi tutto ciò che aveva sulla scomparsa dei suoi genitori. Un misero e spoglio fascicolo fatto di fotocopie di verbali.
    Praticamente niente, aveva detto Kane.
    “Dottoressa Brennan, lei è una di noi.”
    E da allora non aveva smesso di pensare.
    C’era davvero qualcuno in grado di aiutarla?
    Voleva sapere veramente che fine avevano fatto i suoi genitori?
    Stava per chiedere a Kane cosa ci facesse ancora lì, visto che non era sua abitudine parlare di indagini ancora in corso, quando involontariamente si rese conto di essere finita in mezzo alla disputa di due maschi alpha per il controllo del territorio, perché quando si riebbe dai suoi pensieri, Kane e Booth si stavano studiano, mostrando il petto gonfio. Non le piaceva affatto essere estromessa così.
    Si mise ad osservarli incuriosita. Era sicura che sarebbero loro spuntate le piume.
    “Che ne direbbe se la invitassi a cena, dottoressa Brennan? Magari domani sera, così mi potrà ragguagliare sugli ultimi risultati.”
    “La dottoressa Brennan ha già un impegno per domani.” Booth pronunciò quella frase a denti stretti.
    “E con chi avrei un impegno, Booth?”
    “Hai vinto una cena con me, non ricordi?”
    Due vittoriosi occhi color ghiaccio si fissarono nei suoi, increduli e caldi come il caffè.
    Non si era sentita intimorita da quello scontro fatto di occhiate furtive e decise di prendere in mano la situazione, stupendo i suoi osservatori “Perfetto Booth, passa per le otto a prendermi. E lei, Kane, le farò sapere i risultati delle mie analisi non appena potrò.”

    Prima di uscire indicò loro la scatola contenente gli ultimi cinque anni di indagini su suo padre e rimarcò il fatto che c’era anche il suo numero di telefono.
    Booth sentì un nodo alla gola.
    Le aveva davvero offerto una cena? E allora perché quel tizio se ne stava ancora impalato di fronte a loro? Per di più le aveva lasciato il suo numero di telefono.

    Doveva essere impazzito nel momento in cui si era proposto di portarla fuori a cena.
    Non riusciva nemmeno a farsi il nodo della cravatta per l’agitazione.
    Si trattava solo una cena di lavoro, lei non gli era mancata affatto.
    Non riusciva più a sopportare tutti i commenti dei suoi colleghi ogni volta che lei entrava nel suo ufficio. Quelle risatine strane, gli sguardi di traverso … lavorava con dei bambini dell’asilo per caso?
    Erano colleghi.
    Col-le-ghi.
    E basta.
    E sapeva come resistere al suo fascino.
    In fin dei conti era un Booth, per diamine! Era lei quella che sarebbe dovuta cadere ai suoi piedi!
    Vide la propria immagine riflessa nello specchio scuotere la testa.
    Abbandonò la cravatta e optò per un abbigliamento più casual. Un’occhiata veloce all’orologio e si accorse di essere in ritardo.
    Meno male che non doveva portarle dei fiori! Ci avrebbe messo una vita a sceglierli.
    Nel traffico della sera si chiese come si sarebbe dovuto comportare. Di cosa avrebbero parlato?
    Lei era cosciente che i suoi discorsi erano un tantino raccapriccianti a volte?
    Beh, in compenso il suo corpo non lo era affatto.
    Si diede dello stupido, che diavolo gli stava saltando in mente? Ricacciò in gola quel pensiero e lo sentì arrivare fin nel suo basso ventre. Abbassò il finestrino per respirare l’aria fresca della sera.
    “Booth, sei in ritardo.”
    Le prime parole che le sentì pronunciare furono decisamente dette con fastidio, accompagnate subito dopo dal rumore della portiera sbattuta con forza.
    “Buonasera anche a te, Bones.”
    “Umh sì … ciao. Però sei in ritardo.”
    “Beh … sai … bel vestito.”
    Non aveva mai pensato a lei fuori dal lavoro. Ma questa sera non poteva fare a meno di pensare come fosse fra le lenzuola, se la sua pelle fosse veramente così bianca come appariva da lontano. Forse era solo per l’imbarazzo della situazione o forse solo il vestito rosso che indossava.
    Era la più distante, la più sconcertante fra i colleghi che avesse mai avuto, eppure questa sera non poteva fare a meno di pensare che averla accanto lo faceva stare bene.
    “Dove mi porti?”
    Smise di vagare con la mente. “Questa sera si mangia italiano Bones.”
    “Ottima scelta.”

    Non era andata poi così male la cena.
    Lei aveva decantato la prelibatezza dei piatti, lui si era divertito a sentirla parlare, entrambi indifferenti agli sguardi delle persone che stavano seduti nei tavoli accanto al loro.
    Niente sfide per l’occasione.
    Erano confusi per le sensazioni piacevoli che stavano provando.
    C’era altro oltre alla porta del Jeffersonian, oltre ai resti da ricomporre e da catalogare.
    Come se ci fosse ancora vita per tutte le vittime, disse lui.
    Su questo erano stranamente d’accordo.
    Non voleva più vivere il dolore da sola, si era resa conto che aveva bisogno di qualcuno con cui condividerlo.
    Lei era bellissima nel suo abito rosso, lui orgoglioso di starle accanto.

    Si risvegliò all’improvviso, l’orologio segnava le 5.13 di mattina.
    Non si era nemmeno accorta di essersi addormentata.
    La pioggia leggera stava bagnando le finestre della sua camera.
    Ringraziò il fatto di essere a letto, avvolta nel tepore della sua casa.
    Vide i vestiti sparsi per terra, inconsapevoli testimoni delle scintille che si erano create.
    Poi riprese a pensare a quello che era accaduto.
    Kane non capiva perché lei avesse smesso di cercare. Non ci aveva mai veramente pensato fino a quando non l’aveva incontrato.
    Preferiva affidarsi ad un vecchio detto zen, se vuoi trovare qualcosa devi smettere di cercare.
    Lei aveva smesso di cercare e aveva trovato quello di cui aveva bisogno per quella sera.
    Forse qualcuna in più, sperò
    Qualcuno che cercasse con lei.
    Nascose il suo sorriso soddisfatto sotto le lenzuola che odoravano di lui.
    Si girò su un fianco e si accorse che la stava osservando.
    “Perché non dormi?” Si mise comoda in attesa di una risposta.
    “Stavo pensando ad una cosa.” Allungò una mano in direzione del suo braccio nudo che stava fuori dalle lenzuola.
    “Cosa?”
    “Sono orgoglioso che tu mi abbia chiesto di guardare il file sui tuoi genitori, Bones.”
    “Sono orgogliosa che tu abbia accettato, Booth.”
    Agganciò le labbra con le sue e decise che era giunto il momento di nuove scintille.

    Edited by omelette73 - 13/7/2009, 09:21
     
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    Autore: Kew08
    Titolo: L’altra metà di me
    Pairing: B&B
    Rating: Per tutti
    Summary: Sei tu che mi spacchi ancora il cuore se ti incontro e questo incontro non finisce mai… Sei tu che mi metti in confusione se mi guardi e questo sguardo non finisce mai…
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX. La canzone “L’altra metà di me” è di Mina.
    Note: Parto dal presupposto che in alcuni momenti della puntata le cose siano andate in modo diverso.

    L’altra metà di me

    Sid mi ha appena portato qualcosa da mangiare. Non so cosa sia ma sicuramente mi farà bene. Sid né è convinto.
    Vedendomi entrare nel locale e scegliere il tavolo più appartato, nascosto agli sguardi degli altri presenti, ha fatto uno sguardo strano e curioso e dopo poco è arrivato al tavolo per salutarmi e per dirmi che aveva proprio la cosa giusta per me.
    Booth dice che devo fidarmi di Sid.
    Guardo il piatto un po’ incerta, poi con la forchetta infilzo un pezzetto della pietanza.
    È buono. Buono davvero.
    Mentre lo penso, masticando assorta, sento la panca che si sposta, mi giro e vedo Booth che si sta per sedere accanto a me.
    Penso che è strano… mi sono seduta a quel tavolo perché stasera non avevo voglia di parlare con Angela, Zach o Hodgins… che, tra l’altro, non si sono neanche fatti vedere al locale… ma non ho pensato neanche per un secondo di includere Booth tra le compagnie da evitare.
    Non che mi lamenti… A lui non lo dirò mai ma, in effetti, quel periodo passato senza la sua collaborazione è stato… strano…
    Non che mi sia mancato. Ho solo sentito la sua…
    No, aspetta… i miei pensieri si stanno contraddicendo… meglio darci un taglio. Decisamente.
    Intanto lui si è già seduto.
    La panca è piuttosto stretta e i nostri corpi si sfiorano.
    Abbasso un po’ gli occhi e noto che sul tavolo ha appoggiato il file sui miei genitori, quello che gli ho dato solo poche ore fa.
    Lui non mi ha mai chiesto di fidarmi di lui.
    L’ho fatto io, di mia spontanea volontà.
    Lui parla sempre di istinto. Io ho fatto la mia scelta in base a una considerazione razionale. Booth è eccezionale nel suo lavoro. Se c’è ancora qualcosa che può essere fatto per scoprire la verità sui miei genitori, lui lo farà.
    Confidarmi con lui, raccontargli quel che è successo, affidarmi alla sua comprensione… beh, impegnandomi potrei trovare una spiegazione razionale anche a tutto questo… non adesso magari… Adesso lui mi sta guardando in un modo che non mi facilita i pensieri.
    Apro la bocca per parlare – anche se non so bene cosa dire – ma vengo interrotta dall’arrivo di Sid che porta qualcosa anche per Booth.
    Entrambi non prestiamo molta attenzione al cibo.
    Continuiamo a guardarci, per lunghi istanti carichi di tensione positiva.
    Sento il bisogno di dire qualcosa per spezzare quel momento.
    “Oggi… volevo precisare… non avrei baciato Jesse Kane neanche se tu non fossi entrato nel mio ufficio”.
    Oh cavolo… e quella da dove veniva? Che diamine sto dicendo? E perché?
    Ecco, sì…
    Per vedere quello sguardo sereno e soddisfatto negli occhi di Booth.
    Gli faceva piacere sapere che Jesse Kane non aveva avuto speranze con lei.
    E a lei faceva piacere che a lui facesse piacere.
    Ma cosa aveva messo Sid in quella roba? L’aveva drogata?
    “Ottima scelta”, mi dice lui.
    “Come fai a saperlo?”, gli chiedo.
    “Jesse Kane non è evidentemente il tipo giusto per te”.
    “Se avessi aspettato di incontrare il tipo giusto prima di dare un bacio sarei ancora vergine”.
    “Mi stai dicendo che non hai mai incontrato qualcuno che fosse giusto per te?”.
    “Ho gusti piuttosto difficili”.
    “E come dovrebbe essere un uomo per incontrare i tuoi gusti difficili?”.
    Come te, penso io, prima ancora di potere ragionare.
    “Il tuo istinto cosa ti dice?”, gli chiedo, ammiccando leggermente e volutamente.
    Sto ammiccando.
    Decisamente in questa roba c’è qualche sostanza stupefacente.
    Lo vedo stringere un po’ gli occhi e cerco di immaginarmi il lavorio della sua mente in questo preciso momento.
    Si starà chiedendo se sia impazzita io o se sia impazzito lui.
    Sono io, tranquillo.
    Sono io quella pazza.
    Continuo a guardarlo dritto negli occhi. Se anche volessi non potrei evitarlo, adesso.
    Lui deglutisce, il suo pomo d’Adamo fa lentamente su e giù.
    “Bones… forse dovrei essere lobotomizzato solo per avere osato pensare questa cosa ma… ci stai provando con me?”.
    Con delle parole di negazione il cui tono suggerisce, però, l’esatto contrario rispondo: “Booth, stai scherzando? Ti sto solo punzecchiando. Te l’ho detto… ho imparato dal migliore”.
    Alle mie parole vedo una luce di compiacimento, molto maschile, accendersi nei suoi occhi, e il suo volto avvicinarsi inesorabilmente al mio.
    Tutta la mia baldanza si spegne all’improvviso. Sento il cuore battere come una grancassa e il sangue scorrere veloce e caldo nelle vene. “Che stai facendo?”, chiedo, lo ammetto, stupidamente.
    A pochi centimetri dal mio viso, lui mi accarezza con la sua voce: “Il tuo istinto cosa ti dice? Ti sei informata su internet, no? Linguaggio del corpo, sudore, tonalità della voce… Cosa sto per fare?”.
    Non rispondo.
    Aspetto solo di sentire quelle labbra sulle mie, per la prima volta.
    Anche io, da ragazzina, ho sperato di trovare l’amore.
    L’ho cercato nel ragazzo del palazzo accanto, nel compagno di classe, nel corteggiatissimo capitano della squadra di lacrosse…
    Col tempo ho rubato a me stessa questo sogno e l’ho chiuso in un cassetto, a doppia mandata.
    Un detto zen dice che se vuoi trovare qualcosa, devi smettere di cercare.
    Sento le labbra di Booth sulle mie, in un contatto che ha il sapore dolce della rivelazione.
    Ho smesso di cercare e ho trovato quel che cercavo.
    L’altra metà di me.

    Edited by omelette73 - 13/7/2009, 09:20
     
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  5. omelette73
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    Come sempre, tanto di cappello a tutte le autrici.
    Mi piace tantissimo come, guardare la stessa cosa, ispiri comunque raconti così belli e vari anche se l'intento finale resta sempre il medesimo... vogliamo che si BACINO!!!!!
    E che cavolo!
     
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    ok sono in crisi più totale nn so quale scegliereeeee!!! uffy ma xke siete codì dannatamente brave???:D
     
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  7. Cris.Tag
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    Vero?
    Difficile scegliere anche per me!
     
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    Infatti tutte le settimane c'è l'imbarazzo della scelta, questa volta addirittura credo ci sarà un parimerito :D complimenti a tutte :clap:
     
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    complimenti a tutte le autrici! :P Ogni volta è una scelta difficile... sono indecisa fino all'ultimo!
     
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  10. martina047
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    Ma come si fa a scegliere se siete tutte cosi brave.!!!!!! Complimenti ragazze, :clap: :clap:
     
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  11. FrancyBB
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    mmm...scelta difficile...molto difficile...
    complimenti davvero a tutte!!! bravissime!!!
     
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  12. Suwya
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    mi piacciono tutte!!! mi sa tanto che stavolta non ce la faccio a sceglierne solo una.... cmq, omelette sono d'accordissimo con te :lol:
    QUOTE
    l'intento finale resta sempre il medesimo

     
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  13. Nanarose
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    che belle che sono!!!
    c'è l'imbarazzo della scelta...
     
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    sono tutte molto belle .
     
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  15. smy_95_b&b
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    Oo non so cosa scegliere ... sono tutte troppo belle.
    mi sta andando in palla il cervello per decidere.
    brava e tutte.!!
     
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15 replies since 6/7/2009, 08:36   817 views
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