BST Round 7: 1x22

Il volto dell’assassino

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    Autore: sweet violet
    Titolo: Occhi
    Pairing: B&B
    Rating: Per tutti
    Summary: Un giorno, camminando per strada insieme ad altri sconosciuti, l’avrebbe vista mentre camminava verso di lei. Anche dopo tanti anni l’avrebbe riconosciuta, le sarebbe bastato guardare quegli occhi.


    Quegli occhi.
    Sorridenti, profondi. Occhi che sapevano trasmettere amore, così rassicuranti, dolci.
    I suoi stessi occhi.
    Temperance cercava di rivederli attraverso i suoi ricordi, ma quando fissava il teschio di fronte a sé, vedeva solo orbite vuote, fredde.
    Non c’erano più quegli occhi, quei capelli lunghi e setosi. Non c’era più niente.
    Aveva sempre saputo che era morta, ma c’era il desiderio, la speranza, di ritrovarla viva. Sapeva che era un pensiero irrazionale, come irrazionale era la fantasia che ogni tanto si ritrovava a fare: un giorno, camminando per strada insieme ad altri sconosciuti, l’avrebbe vista mentre camminava verso di lei. Anche dopo tanti anni l’avrebbe riconosciuta, le sarebbe bastato guardare quegli occhi.

    Che stupida illusa.

    Oltre a tanta tristezza e dolore, provava tanta rabbia: per l’assassinio della madre, per le sue infantili illusioni, per la verità appena scoperta sul suo passato.

    Joy.

    Non potevo avere un nome meno azzeccato.

    Pensò tra sé e sé. Era stata Temperance per quasi tutta la sua vita. Di certo lo sarebbe stata per sempre.
    Ed in un momento così difficile, travolta improvvisamente dagli eventi, aveva una persona a cui appigliarsi, che sapeva perfettamente chi era.
    Booth l’aveva abbracciata e glielo aveva detto.

    Io so chi sei.

    Queste poche parole l’avevano rassicurata, cullata, calmata. Nessun’altra persona al mondo aveva questo effetto su di lei. Semplicemente non l’aveva mai permesso. Ma Booth era un uomo singolare, unico nel suo genere. C’era sempre per le persone che amava, compresa lei. Sì, sapeva che Booth le voleva bene, quindi in un certo senso l’amava.

    Bren aveva qualche problema con la parola “amore”, perché dai quindici anni in poi non aveva più avuto nessuno da amare. Non amare era molto più semplice, si evitavano inutili complicazioni e sofferenze. Booth non era dello stesso parere e cercava di farle capire quanto fosse importante per lui e per gli altri.

    -Quando tieni a qualcuno sai chi è, non importa quale sia la sua posizione nella società o il suo nome. Ciò che fai e costruisci con il passare del tempo ti rende la persona che sei, oltre alle tue qualità, è chiaro- le disse Booth strizzandole un occhio.

    Erano nell’appartamento di lei, bevevano una birra come quasi ogni sera, mentre lui cercava di consolarla senza darlo a vedere. L’ultima cosa che Temperance voleva era essere compatita e lui lo sapeva bene.

    -Quindi…si dovrebbe amare una persona nonostante si scopra che questa non è ciò che sembra? Non è razionale!

    -L’amore non è razionale, Bones. Comunque l’aver scoperto che il tuo vero nome è Jay…

    -Joy.

    -Sì, Joy…insomma, quale sia il tuo vero nome non è importante e nemmeno cosa abbiano fatto i tuoi genitori, l’importante sei…tu. Solo tu. Sei una persona intelligente, scrupolosa, che ama il suo lavoro e che farebbe qualsiasi cosa per le persone a cui tiene. Sei buona Bones. So che non faresti mai del male ad una mosca.

    -Non sono come i miei genitori, è questo che vuoi dire?

    -Anche. Nonostante tutto sei riuscita bene- le disse sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

    -Beh, grazie.

    Dopo una lunga pausa, Bren decise di fare a Booth una domanda che le girava per la testa da un po’.

    -Booth…tu sei credente, quindi per te le persone quando muoiono vanno in paradiso se sono state buone ed all’inferno se hanno compiuto azioni deplorevoli.

    -Esatto.

    L’agente non aveva la più pallida idea di dove volesse andare a parare. Lei lo aveva sempre considerato uno stupido credulone per la sua fede in Dio, perciò quell’affermazione gli risultò strana.

    -E credi anche che i morti possano vederci e ci rimangano accanto per sempre.

    -Sì. Bones perché me lo dici?

    -Io…mi chiedevo…secondo la tua religione, mia madre dove si trova ora?

    Alzò gli occhi, incontrando quelli di lei: non l’aveva mai vista così triste, addolorata. Se gli aveva fatto una domanda sulla religione voleva dire che era davvero smarrita. Chi non lo sarebbe al suo posto?

    -Io…non saprei, Bones.

    Temperance abbassò lo sguardo e si fissò le punte dei piedi.

    -Non importa, Booth. Era una domanda stupida, non dovevo nemmeno fartela. Lei è morta, certamente non è in qualche posto magico a passare l’eternità immersa nella beatitudine o nella sofferenza- si alzò per andare a buttare la bottiglia di birra vuota in cucina.

    Seeley si sentì un’idiota per la risposta vaga che le aveva dato. Decise di rimediare, quindi si alzò e la seguì in cucina. –Non era una domanda stupida. Volevi solo sapere se considero tua madre una persona degna del paradiso, nonostante fosse una criminale. E sai qual è la mia risposta? Credo che sia davvero in paradiso: lei ha sacrificato tutto per te e tuo fratello e sono certo che si fosse pentita per tutte le cose che aveva fatto nel passato.

    -Se fosse così semplice le persone si pentirebbero tutte in punto di morte ed andrebbero in paradiso senza condurre una retta via. Se fossi credente la cosa mi farebbe andare su tutte le furie.

    -Non è così semplice, Bones. Noi tutti siamo peccatori, facciamo tutti cose sbagliate. Ma se ti penti e prendi atto di quello che hai fatto, allora sei perdonato. Se Dio non fosse così misericordioso, allora nessun uomo sulla faccia della Terra potrebbe varcare i cancelli del paradiso.

    Temperance fece una smorfia –Se ti piace credere che sia così, fai pure- si allontanò di nuovo e si diresse verso il divano, sedendosi stancamente.

    -Come vuoi Bones. Vorrà dire che più tardi dirò una preghiera per tua madre da solo- disse raggiungendola.

    -E perché dovresti dire una preghiera per lei?

    -Per la sua anima. E’ l’ultimo gesto che possiamo fare per le persone che abbiamo amato e non ci sono più.

    -Ma tu non la conoscevi.

    -Sì, vero, ma conosco sua figlia e sono più che lieto di poter fare questa cosa, anche al posto suo- disse sorridendole.

    -Beh, suppongo debba ringraziarti- disse imbarazzata.

    -Figurati. Ora devo andare- si voltò e iniziò ad andare vero la porta d’ingresso- Una cosa- disse fermandosi e guardandola –tu credi che i morti non possano vederci e non ci stiano accanto, ma non è così. Prendi tua madre: è arrivata al Jeffersonian lo stesso anno in cui sei arrivata tu. E’ rimasta nel limbo per tutto questo tempo…

    -Non importa che tu me lo ricordi, Booth- disse abbassando lo sguardo.

    -Non è colpa tua se era nel limbo. Non potevi saperlo. Ma comunque lei era lì e ti ha osservato per tutto questo tempo, ti ha visto ricostruire corpi, ridare un’identità a delle persone. Ti è sempre stata vicino senza che tu lo sapessi. I genitori vogliono stare sempre vicino ai loro figli. E sono sicuro che tua madre sia molto orgogliosa di te.

    Dopo qualche secondo si ritrovò le sue braccia attorno al collo e calde lacrime che gli bagnavano la camicia. La strinse forte a sé e rimasero stretti in quell’abbraccio per un po’.

    Sì, quegli occhi non avevano smesso di sorvegliarla, nemmeno dall’alto del suo cassetto trasparente nel limbo. Avrebbe continuato a farlo anche se non si trovava più con lei al Jeffersonian. Perché l’amore è più forte della morte. Sempre.

    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:09
     
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12 replies since 27/7/2009, 08:11   586 views
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