BST Round 7: 1x22

Il volto dell’assassino

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  1. omelette73
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    Con le pubbliche scuse all'autrice (della quale per ora non posso rivelare l'dentità) posto questa FF. Chiedo scusa, ma mi è saltata in fase di pubblicazione!
    Eccola qui!

    Autore : Allanon09
    Titolo della one-shot : Messaggi
    Pairings : B&B
    Rating : Per tutti
    Frase simbolica : “Sono la Dottoressa Temperance Brennan…”
    Desclamair: Bones non mi appartiene.

    Russ dormiva nella stanza degli ospiti.
    Temeperance era sdraiata sul divano e pensava agli avvenimenti di quegli ultimi giorni.
    Dopo quindici anni di incertezza aveva identificato lo scheletro di sua madre, il cui vero nome era Ruth Kennan, aveva ritrovato suo fratello Russ, che per altro aveva allontanato lei inconsapevolmente quando era solo una ragazzina disperata, avevano arrestato, lei e Booth, l’assassino di sua madre Vince McVicar e aveva capito che tutti al Jeffersonian la volevano bene.
    Ma quello che la faceva stare meglio, in tutto quel marasma di emozioni, era la consapevolezza che lui era stato con lei tutto il tempo, non l’aveva mai abbandonata un secondo, spiando ogni sua più piccola reazione pensando che lei, troppo presa dal caso, non l’ho notasse.
    E nel momento in cui quel dannato assassino di McVicar le aveva detto tutte quelle bugie su sua madre, lui era stato pronto a confortarla.
    Sono la Dr.ssa Temperance Brennan. Lavoro al Jeffersonian Institute, sono un'antropologa forense; io...sono specializzata nell’ identificazione di persone che non hanno un'identità. Mio padre era un insegnante di scienze e mia madre una contabile. Mio fratello...ho un fratello. Sono la Dr.ssa Temperance Brennan...”
    Aveva detto lei singhiozzando, cosa che non le succedeva mai specie davanti a qualcuno.
    E lui, prendendola tra le sue forti braccia, le aveva sussurrato nell’orecchio:
    So chi sei. Hei, lo so. Va tutto bene. Va bene, lo so. Shh, andrà tutto bene.”
    Si era sentita al sicuro in quell’abbraccio, protetta come non le succedeva da tempo immemorabile.
    Booth.
    Non aveva mai conosciuto un uomo così.
    In sé racchiudeva forza e dolcezza, tenacia e vulnerabilità, ma soprattutto riusciva a farla sentire una persona normale, in certi casi almeno.
    Chiuse gli occhi solo per vedere il suo volto dietro le palpebre abbassate. Booth aveva gli occhi più dolci che avesse mai visto ed erano così dannatamente espressivi!!
    Un sorriso si formò agli angoli delle sue labbra, il primo in molti giorni.
    Un giorno forse sarebbe riuscita a ringraziarlo come si deve per aver riportato Russ indietro nella sua vita.
    Prese il cellulare e digitò un messaggio.
    Sorrise ancora e premette il tasto di invio.
    Si girò sul fianco e si addormentò.

    Booth aveva appena messo a dormire Parker.
    Si sedette sul divano con una birra in mano.
    Sospirò. Era stata una settimana davvero dura, specie per Bones.
    Difficilmente avrebbe scordato l’espressione dei suoi bellissimi occhi pieni di lacrime silenziose, mentre teneva tra le mani la fibbia appartenuta alla madre.
    In quel momento nel petto di Booth, dove c’era il suo cuore, si era aperto un buco enorme.
    Lui, sempre così bravo con le parole, non era quasi riuscito a dire niente, era rimasto lì a guardarla e a mormorare il suo nome come uno sciocco.
    Il suo pianto silenzioso era stato peggio che se avesse spaccato tutto, perché aveva spaccato il suo cuore.
    La fredda, razionale e a volte cinica antropologa Temperance Brennan, le era apparsa così vulnerabile e piccola che la sua prima reazione era stata quella di stringerla tra le sue braccia, ma non né aveva avuto il coraggio.
    Solo nel fienile di McVicar l’aveva finalmente fatto. Ascoltare il suo sfogo era stato straziante.
    Avrebbe ucciso con le sue stesse mani quell’animale se non l’avessero arrestato.
    Distese le lunghe gambe sul tavolino difronte al divano e appoggiò la testa sullo schienale.
    Chiuse gli occhi e il volto triste di lei apparve dietro le sue palpebre abbassate.
    “Ah Bones.” Disse a voce alta.
    “Cosa mai mi stai facendo?”
    Sorrise mestamente nel riconoscere che quello che sentiva per lei in quel momento, quella forte tentazione di proteggerla ad ogni costo, non era dettato dall’essere solo partner di lavoro.
    Si stava innamorando di lei.
    “Attento Seeley che sei su un campo minato.” Disse ancora a se stesso a voce alta.
    Si alzò per andare a dormire quando sentì l’avviso di un messaggio sul cellulare.
    Prese il telefono dalla giacca e lesse :
    Grazie Booth per avermi sostenuta e aiutata a non cadere.”
    Non era firmato, ma sapeva di chi era.
    Veloce digitò la sua risposta.
    Farlo è stato uno dei piaceri più grandi della mia vita.”
    Premette il tasto d’invio e andò a dormire col cuore più leggero.
    Bones era forte e avrebbe superato anche questa avversità, lui lo sapeva meglio di chiunque altro perché era quello a cui aveva mostrato la sua debolezza.

    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:08
     
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12 replies since 27/7/2009, 08:11   586 views
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