BST Round 7: 1x22

Il volto dell’assassino

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  1. omelette73
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    Autore: Cris.Tag
    Titolo: La fiaba di Angela
    Rating: per tutti
    Pairings: B&B, Angela
    Summary: Sleep tonight and may your dream be realized.
    Disclaimer: Non mi appartiene niente.

    A mille ce n’è nel mio cuore di fiabe da narrar …
    Venite con me, nel mio mondo fatato per sognar …
    Basta un po’ di fantasia e di bontà
    .

    “Voglio raccontarti una cosa, zuccherino, ed è una cosa che sono sicura che ti piacerà tanto.
    Tanti anni fa … no, non poi così tanti effettivamente, ma ogni fiaba che si rispetti inizia così. E questa è indubbiamente una fiaba. Beh, dicevamo … tanti anni fa c’era una bella principessa di nome Temperance e un principe coraggioso di nome Seeley. La principessa era cresciuta in un castello tutta sola per lungo tempo e aveva combattuto da sola contro un drago …”
    “Angela, lo sai che i draghi non esistono, vero?”
    “Bren, senza offese, ma questa è la mia storia. Tu pensa a guidare. Dicevamo … ah, sì. La bella principessa era cresciuta tutta sola in un castello che stava al limitare del bosco. Devi sapere che nelle profondità del maniero c’era una sala con tantissimi libri di scienza e alchimia e, puoi scommetterci pasticcino, lei li aveva letti tutti. Quelli che parlavano d’amore giacevano in un angolo pieni di polvere. Temperance era una persona estremamente intelligente, amava tanto leggere ed era curiosa di conoscere un sacco di cose. Per una maledizione del mago cattivo, che si chiamava McVicar, non aveva più i genitori. La sua mamma era morta tanto tempo prima e il suo papà invece era fuggito lontano . Ogni tanto riceveva qualche lettera da suo fratello Russ ma lei non le leggeva mai. Quindi non aveva nessuno che le ricordasse di uscire a guardare il cielo ogni tanto, a parte la sua fantastica amica di nome Angela, che poi sarei io, che si preoccupava anche di portarle qualcosa da mangiare e di farle conoscere qualche bel ranocchio da baciare.”
    Sentì lo sguardo dell’amica su di sé e lo ricambiò con un sorriso “licenza poetica, Bren.”
    Proseguì, non doveva guidare e il traffico non le interessava.
    “Un bel giorno però passò di lì un bellissimo principe, forte e coraggioso. Aveva sentito parlare della principessa, che nessuno però aveva mai visto. Seeley, che non aveva paura di niente, volle conoscerla a tutti i costi.”
    Un gridolino di approvazione le fece capire che quella era la strada giusta e che il suo ascoltatore era pienamente soddisfatto.
    “Indossava un’armatura scintillante, segnata dalle numerose battaglie che aveva combattuto. Cavalcava con destrezza il suo cavallo nero di nome … Cruiser. Il principe voleva aiutare la principessa perché una fata buona gli aveva detto che si trovava in pericolo, ma la giovane donna non voleva essere aiutata da nessuno. Bussò invano al portone del castello fino a quando non la convinse a farlo entrare. Forse erano stati quegli occhi colore del cioccolato …”
    “Angela, non può ancora mangiare il cioccolato, è una cosa che non conosce. ”
    “Bren, tu come li definiresti gli occhi di Booth?”
    “Intensi.”
    “Appunto. Credi che capisca di più il termine cioccolato o il termine intenso?”
    “Preferisco l’oggettivazione e la concretezza. Quindi li definirei marrone scuro.”
    “E così si perde tutta la magia … lascia fare a me. Allora, stavamo parlando degli occhi del bel principe, così scuri e profondi come il cioccolato che la principessa ne fu incantata. Era turbata dal giovane che era appena entrato nella sua vita ma non sapeva come comportarsi con lui. Nei suoi libri non era scritto niente del genere. Sapeva solo che si poteva fidare di lui e credimi quando ti dico che sono scoppiate subito le scintille fra quei due!”
    Il piccolo batté le mani divertito.
    “La vuoi sentire la storia del mago? Devi sapere che il mago McVicar aveva rapito la regina Christine e le aveva fatto tanto male. Il re Max era andato in suo soccorso, ma era caduto vittima di un incantesimo, per cui vagava per il reame, ma nessuno lo poteva riconoscere. Allora McVicar
    aveva aspettato che la principessa diventasse grande per andare da lei e rubarle il reame.”
    “Mama?”
    “Sì, tesoruccio, la principessa Temperance.”
    “Ooooooh.”
    “Devi sapere che il principe Seeley e la principessa Temperance erano diventati buoni amici. O almeno questo era quello che dicevano a tutti , anche se la cara Angela aveva già capito che qualcosa bolliva in pentola. Una sera sentirono bussare alla porta del castello e si trovarono di fronte il mago McVicar che era venuto per reclamare tutti i possedimenti della bella principessa. Solo che si era vestito come un povero contadino che con tutti i suoi maialini era in cerca di un riparo per la notte. Seeley e Temperance lo fecero entrare, ma la fata buona era comparsa al principe e gli aveva raccomandato di non fidarsi di lui perché in realtà era il mago McVicar.
    Allora Seeley e Temperance andarono da lui per combatterlo con le loro armi: il principe aveva indossato la sua scintillante armatura e Temperance invece, che aveva letto molti libri e che sapeva tutto sui maghi, andò con lui armata di tutte le sue conoscenze. Seeley combatté contro i suoi maialini che il mago aveva trasformato in soldati e quando li sconfisse tutti si ritrovano loro tre soli.
    Il mago cattivo si trasformò ancora in un topo, ma venne presto scoperto e non poté più nascondersi perché la bella Temperance gli aveva messo di fronte uno specchio che rifletteva la verità. Il mago McVicar allora si mise a piangere come un bambino.”
    “Ino?”
    “Sì, bravissimo, come un bambino. Di fronte allo specchio non poté fare altro che raccontare tutta la verità. Disse alla principessa dove si trovava suo fratello, il principe Russ, e cosa aveva fatto al re Max. E poi, alla fine, tornò ad essere quello che era in realtà, e cioè solo un maiale con un grosso naso e una coda piccola piccola. Allora il principe Seeley lo fece portare nelle segrete del castello e fece buttare via la chiave. Nessuno avrebbe più sentito parlare di lui.”
    “Paaaa.”
    “Il principe Seeley promise così alla principessa che non l’avrebbe abbandonata mai e che sarebbe sempre stato al suo fianco a vigilare come un buon amico. Ma questa è un’altra storia che ti racconterò quando sarai più grande. Ti basti sapere che Seeley avrebbe fatto qualsiasi cosa per veder sorridere la sua bella principessa e solo dopo molte avventure è riuscito a farsi dare la chiave del suo cuore.”
    Abbassò la voce per sussurrare all’orecchio del terzo occupante della macchina “E la zia Angela gli ha dato quelle della sua camera, così, per fare più in fretta.”
    “Cosa gli hai detto?” chiese Brennan preoccupata.
    “Niente di particolare, Bren. È solo una storia.”
    Riuscì a trovare parcheggio poco distante dall’ufficio di Booth.
    “Ange, ci metterò solo un secondo. Potresti rimanere in macchina con Matthew?”
    “Vai tranquilla, ci stiamo divertendo un sacco qui dietro, vero?”
    Il piccolo batté le mani le mani divertito.
    L’antropologa forense si voltò per guardare la sua amica che si occupava del figlio. Non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione del genere, anzi, si ricordava ancora di quando aveva pensato di non volere dei figli. Prima di scendere non poté fare a meno di prendere la piccola mano che lui le stava tendendo per baciarla.
    “Non ti preoccupare. Gli stavo raccontando di quella volta che il principe ha aiutato la principessa a trovare suo fratello, a sconfiggere il cattivo di turno e a scoprire che il padre era ancora vivo. Vai tranquilla, la storia a questo punto si fa interessante.”
    Il piccolo Matthew era tranquillo e decisamente in mani sicure.
    Mentre aspettava l’arrivo della sua amica e di Booth, Angela proseguì nel suo racconto.
    “La principessa per ringraziare il principe gli ricamò delle magnifiche parole su una stoffa pregiata, che il principe portava sempre con sé, ripiegata in una piccola tasca vicino al suo cuore. Vuoi sapere cosa c’era scritto? Lo vuoi sapere pulcino? Hai delle manine così morbide che non posso dirti di no! La principessa aveva scritto al mio caro amico e compagno d’avventura, il principe Seeley.”

    “Dov’è il mio campione?” La portiera si aprì e rivelò la faccia sorridente di Booth nel vedere il proprio figlio. Iniziò a solleticarlo e il bambino rise felice. “Pa pa pa pa!”
    “Sì! Il tuo papà è arrivato! Cosa stai facendo con la zia Ange?”
    “Uh!”
    “Stai facendo il bravo ometto?”
    “Ih.”
    Proseguì in una serie di effusioni che fecero sorridere felicemente Angela.
    Dietro alla scorza dura di molte persone era facile trovare un gesto d’affetto.
    E Brennan e Booth erano decisamente diventati pazzi per quel piccolo esserino.

    Accompagnarono a casa Angela che, prima di scendere diede un bacio leggero sulla fronte del piccolo Matthew. Quando vide che il bambino accanto a lei iniziò a sbadigliare abbassò il tono di voce e gli sussurrò in un orecchio “Hai sonno piccolo? Tranquillo, dormi pure. La prossima volta ti racconterò un’altra storia sui tuoi genitori.”

    Finisce così, questa favola breve se ne va …
    Ma aspettate e un’altra ne avrete.
    C’era una volta, il canta fiabe dirà
    E un’altra favola comincerà
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    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:05
     
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  2. Cris.Tag
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    Autore: una_carrie
    Titolo: Riconoscersi per differenza
    Pairing: B&B
    Rating: Per tutti
    Summary: Temperance davanti la tomba di sua madre, alcuni anni dopo il suo ritrovamento
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, sono di proprietà della FOX.



    Riconoscersi per differenza.

    Sono qui davanti la tomba di mia madre, Christine Brennan.
    Ho portato dei fiori cosi come mi hanno insegnato Angela e Booth.
    Sto guardando la sua foto, un po’ scolorita dal sole, passo con lo sguardo i suoi giovani lineamenti, accompagno le linee del suo sorriso creandone uno anche sul mio volto, come uno specchio.
    Chissà se qualcuno potrebbe cogliere delle somiglianze tra noi? La struttura ossea è simile, anche se i lineamenti del viso non sono cosi accostabili. Ok, Booth mi dice sempre di non distrarmi quando sono qui, ma di parlare a mia madre, raccontarle qualcosa, comunicarle un mio stato d’animo.
    Ci sto provando. Anno dopo anno, qualcosa, in effetti, è cambiato nel mio modo di stare qui, davanti la sua lapide. E cosi dopo qualche minuto, in cui ho bisogno di concentrarmi, ripenso a quelle volte in cui, la sera, entrava in camera e mi chiedeva come era andata la giornata. Mi aiuta. A pensarci ora, era dopo quei momenti che lei e mio padre uscivano per andare a fare le loro rapine.
    Come una nemesi diventavi Ruth Keenan, un’altra persona, una che non conosco. E quando ti ho conosciuta, trovandomi davanti le tue ossa, non so cosa sarebbe stato di me se non avessi avuto accanto Angela, Zack, Jack, Goodman e ovviamente Booth.
    Dopo tutti questi anni mi sento più forte, se mi fossi imbattuta ora nel tuo ritrovamento penso che sarei riuscita a pormi diversamente. A quei tempi Temperance Brennan conosceva solo alcuni aspetti di sé e della vita. Altri erano sotterrati dentro di me, di altri ancora non ne avevo mai avuto esperienza. E se non avessi avuto Booth…come posso definirlo in quella circostanza? Una specie di mio prolungamento che apriva le porte davanti a me, in modo da proteggermi dalle correnti d’aria. Lo so, non è molto scientifico, ma sono pur sempre anche una scrittrice, no? Quel giorno, senza neanche avermi ancora visto, ha annullato tutti i miei impegni in tribunale. Con uno sguardo eloquente mi ha spinto a tornare a casa, perché sapeva che avevo bisogno di tranquillità per capire cosa stava succedendo, dentro e fuori di me. Mi ha portato la cena per non so quante volte, perché mi sostenessi, ma soprattutto perché non stessi sola, sebbene neanche io ne cogliessi l’effettivo bisogno. Ma mi aveva fatto piacere, eccome. Mi ha abbracciato. In quel momento in cui non capivo neanche dove mi trovassi. Sentivo solo il sangue pulsare forte nella mia testa e tutto intorno a me sembrava diventato bianco e anche io mi confondevo in quel nulla, perché ero nulla, un nessuno, travestito da qualcuno. Solo in quell’abbraccio ho sentito di avere recuperato le mie dimensioni, di avere un corpo, una mente, un ruolo su questa terra. Mi sono riconosciuta per differenza, perché se Booth mi stava abbracciando, se io ero presente nelle sue braccia, allora era razionalmente impossibile che io non esistessi.
    Ha fatto tanto altro in quei giorni e, ora che lo conosco meglio, so che le sue attenzioni, la sua comprensione, avevano motivazioni assai più profonde. I genitori hanno una vita segreta. E non in tutte le famiglie ciò significa che il papà gioca a fantabasket una volta a settimana o che la mamma frequenta un corso di danza del ventre. (Già, conosco il fantabasket, merito di Parker).
    Chissà perché oggi mi sono venuti in mente quei giorni. Forse perché anche oggi ho una testimonianza in tribunale, anche oggi al Jeffersonian ci stiamo occupando del limbo, e anche oggi Booth è accanto a me. Come uno sciocco si mette sempre a qualche metro di distanza quando vengo qui a trovarti, mi ha detto che non vuole mettermi a disagio, che questo è un momento solo nostro, mio e tuo, mamma. Non capisce che qui con te, alla fine, finisco sempre col parlare di lui. Perché siamo ancora l’uno il prolungamento dell’altro. Gli voglio bene. Davvero. E, nonostante la mia ancora acerba capacità di capire le persone, sento, spero, che lui ne vuole a me. E ce la metterò tutta per non perderlo, per non lasciarmi sfuggire la sua presenza al mio fianco. Anche se non so in che modo, anche se non so se ne sarò capace.
    Bene, credo di essere stata particolarmente brava oggi…ti ho parlato, ti ho raccontato delle cose, ti ho comunicato un mio stato d’animo. Sei sempre dentro di me, mamma, geneticamente e affettivamente.
    “Andiamo, Booth”

    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:06
     
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  3. omelette73
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    Autore: mary1983
    Titolo: La promessa nei tuoi occhi
    Pairing: Brennan alle prese con delle riflessioni . . . e Booth
    Rating: per tutti
    Summary: Mentre lo guardava negli occhi, Brennan capì che era giunto il momento di lasciarsi il passato alle spalle
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.

    A casa, Temperance ripensò agli avvenimenti pazzeschi che le erano capitati negli ultimi giorni e che le avevano sconvolto la vita. Tutto era cominciato quando Zack le aveva chiesto di approvare i marker del tessuto di un cranio dell’ennesima vittima sconosciuta proveniente dal limbo, il deposito delle ossa che il laboratorio doveva identificare, per poterlo poi passare ad Angela che avrebbe eseguito una ricostruzione facciale per svelare l’identità della persona in questione. Quando aveva visto la ricostruzione che Angela aveva fatto, era letteralmente andata fuori di testa e se l’era presa con l’amica aggredendola e dicendole che si sbagliava. In cuor suo, però, sapeva che non era così: Angela aveva fatto molte ricostruzioni che, abbinate alla sua esperienza di artista, si erano sempre rivelate corrette e accurate ed era raro che si sbagliasse.
    Non poteva crederci: si era sentita frastornata. Le risposte che da anni cercava erano da sempre state sotto i suoi occhi. Sua madre, o meglio quel che ne restava, si trovava proprio lì al Jeffersonian. Zach le aveva detto che tecnicamente era lì da tanto quanto lei, entrambe arrivate nel 1998. Già tecnicamente. Era quella la parola “chiave”: tecnicamente pensava di riuscire a tenere sotto controllo quelle emozioni che per tanti anni aveva chiuso in un angolo del suo cuore ma che in un solo attimo stavano minacciando di travolgerla e sommergerla. Aveva detto al suo partner, l’agente speciale Seely Booth che pensava si sarebbe sentita meglio una volta che avesse saputo che cos’era successo ai suoi genitori ma ora che una parte di quel mistero lungo quindici anni si era risolto, non le sembrava di sentirsi meglio, anzi tutto il contrario, le sembrava di essere finita sotto uno schiacciasassi. “Ma è sempre una brutta notizia” le disse Booth in un sussurro con quella sua voce dolce e carezzevole. Anche se chiamarla brutta notizia, le sembrava un eufemismo; era come se il suo mondo fosse crollato e, ora, per l’ennesima volta, doveva cercare di raccogliere i cocci della sua vita e andare avanti come aveva sempre fatto.
    Era stata così ufficialmente aperta un’indagine sulla scomparsa dei suoi genitori in cui erano emerse verità per lei dure da affrontare. I suoi genitori erano dei rapinatori specializzati in cassette di sicurezza che si erano aggregati a una pericolosa e violenta banda criminale che seminava il terrore in città negli anni 70. Dopo una rapina finita male in cui ci era scappato, pure un morto, per difendere la loro famiglia, assunse una falsa identità diventando così un rispettabile insegnante di scienze e una contabile. Come se non bastasse, aveva scoperto che uno di quei rapinatori di banche aveva ucciso sua madre, anche se aveva cercato di distorcere la verità insinuando il dubbio che suo padre era una persona malvagia e che era il colpevole di tutto ciò che era successo. Anche suo fratello Russ, che non vedeva da anni, era ritornato nella sua vita per cercare di aiutarla a tirare le fila di ciò che era successo ai loro genitori, e ciò aveva contribuito ad allargare le crepe che si erano create in quel muro che aveva eretto intorno al suo cuore.

    In tutto quel casino aveva trovato il tempo di confidare ad Angela che le mancava molto la sensazione di avere una persona che in ogni momento si preoccupava per lei, di ciò che stava facendo e della sua incolumità, ma era stata immediatamente smentita da Booth che la stava cercando.
    Il pensiero del suo partner la fece sorridere. Aveva notato come in quei giorni fosse più attento e premuroso del solito nei suoi confronti, non che abitualmente non lo fosse solo che le piccole premure che aveva verso di lei si erano intensificate.
    Il bussare alla porta la riscosse dai suoi pensieri. Andando ad aprire Brennan si trovò davanti Booth che recava in mano una confezione di bottiglie di birra.
    Brennan “E tu che ci fai qui?”
    Booth “Passavo da queste parti e mi chiedevo se ti andava di bere una birra?”
    Bones sorrise, sapeva che la sua era soltanto una scusa: voleva vedere con i propri occhi come stava e come si sentiva dopo tutto quello che avevano scoperto in quei giorni e cosa non meno importante, non voleva lasciarla sola con i suoi pensieri.
    Lo fece entrare e si accomodarono entrambi sul divano del salotto.
    Booth “ Bones, troveremo tuo padre e finalmente tutte le tessere del puzzle andranno al loro posto!”
    Bones “Lo so!” gli rispose semplicemente guardandolo negli occhi. Sapeva che era un ottimo agente, conosceva il suo lavoro e inoltre nutriva una fiducia incondizionata in lui. Fino a quel momento era stato una delle poche persone che non le aveva mai mentito. Vicino a lui poteva quasi sentire che cosa volesse dire il calore di una famiglia.
    Aveva trovato i resti di sua madre e Booth era presente.
    Aveva ritrovato suo fratello e Booth era presente.
    Aveva scoperto la verità sulla sua famiglia e Booth era presente.
    Aveva avuto un momento di debolezza quando il tizio che aveva ucciso sua madre aveva cercato di toglierle le certezze che con fatica si era costruita in tutti quegli anni e Booth era presente, pronto a confortarla e a rassicurarla con un semplice abbraccio e delle semplici parole.
    Si avvicinò a lui e poggiò delicatamente le labbra sulle sue. Quel fugace contatto lasciò Booth senza fiato. Gli sembrava di essere investito da una scossa elettrica. Molte volte si era chiesto come sarebbe stato baciare Bones ma adesso che ne aveva l’occasione non voleva rovinare tutto e sembrare avido e le lasciò l’iniziativa. Repentinamente com’era cominciato il bacio finì lasciando a Booth una sensazione di incompletezza ma forse era giusto così non voleva certo approfittare di un momento di debolezza della sua partner … anche se non gli sarebbe dispiaciuto continuare. La voce di Bones lo riscosse.
    Bones “Grazie!”. Il suo grazie voleva dire molte cose che per lei non era certo facile esprimere a parole e lui sembrò intuirlo.
    Booth “A disposizione Bones!” si sorrisero dolcemente.
    Mentre lo guardava negli occhi, Brennan capì che era giunto il momento di lasciarsi il passato alle spalle e cominciare così una nuova fase della sua vita. Con lui accanto, ne era certa, ci sarebbe riuscita.

    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:06
     
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  4. Cris.Tag
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    Autore: sweet violet
    Titolo: Occhi
    Pairing: B&B
    Rating: Per tutti
    Summary: Un giorno, camminando per strada insieme ad altri sconosciuti, l’avrebbe vista mentre camminava verso di lei. Anche dopo tanti anni l’avrebbe riconosciuta, le sarebbe bastato guardare quegli occhi.


    Quegli occhi.
    Sorridenti, profondi. Occhi che sapevano trasmettere amore, così rassicuranti, dolci.
    I suoi stessi occhi.
    Temperance cercava di rivederli attraverso i suoi ricordi, ma quando fissava il teschio di fronte a sé, vedeva solo orbite vuote, fredde.
    Non c’erano più quegli occhi, quei capelli lunghi e setosi. Non c’era più niente.
    Aveva sempre saputo che era morta, ma c’era il desiderio, la speranza, di ritrovarla viva. Sapeva che era un pensiero irrazionale, come irrazionale era la fantasia che ogni tanto si ritrovava a fare: un giorno, camminando per strada insieme ad altri sconosciuti, l’avrebbe vista mentre camminava verso di lei. Anche dopo tanti anni l’avrebbe riconosciuta, le sarebbe bastato guardare quegli occhi.

    Che stupida illusa.

    Oltre a tanta tristezza e dolore, provava tanta rabbia: per l’assassinio della madre, per le sue infantili illusioni, per la verità appena scoperta sul suo passato.

    Joy.

    Non potevo avere un nome meno azzeccato.

    Pensò tra sé e sé. Era stata Temperance per quasi tutta la sua vita. Di certo lo sarebbe stata per sempre.
    Ed in un momento così difficile, travolta improvvisamente dagli eventi, aveva una persona a cui appigliarsi, che sapeva perfettamente chi era.
    Booth l’aveva abbracciata e glielo aveva detto.

    Io so chi sei.

    Queste poche parole l’avevano rassicurata, cullata, calmata. Nessun’altra persona al mondo aveva questo effetto su di lei. Semplicemente non l’aveva mai permesso. Ma Booth era un uomo singolare, unico nel suo genere. C’era sempre per le persone che amava, compresa lei. Sì, sapeva che Booth le voleva bene, quindi in un certo senso l’amava.

    Bren aveva qualche problema con la parola “amore”, perché dai quindici anni in poi non aveva più avuto nessuno da amare. Non amare era molto più semplice, si evitavano inutili complicazioni e sofferenze. Booth non era dello stesso parere e cercava di farle capire quanto fosse importante per lui e per gli altri.

    -Quando tieni a qualcuno sai chi è, non importa quale sia la sua posizione nella società o il suo nome. Ciò che fai e costruisci con il passare del tempo ti rende la persona che sei, oltre alle tue qualità, è chiaro- le disse Booth strizzandole un occhio.

    Erano nell’appartamento di lei, bevevano una birra come quasi ogni sera, mentre lui cercava di consolarla senza darlo a vedere. L’ultima cosa che Temperance voleva era essere compatita e lui lo sapeva bene.

    -Quindi…si dovrebbe amare una persona nonostante si scopra che questa non è ciò che sembra? Non è razionale!

    -L’amore non è razionale, Bones. Comunque l’aver scoperto che il tuo vero nome è Jay…

    -Joy.

    -Sì, Joy…insomma, quale sia il tuo vero nome non è importante e nemmeno cosa abbiano fatto i tuoi genitori, l’importante sei…tu. Solo tu. Sei una persona intelligente, scrupolosa, che ama il suo lavoro e che farebbe qualsiasi cosa per le persone a cui tiene. Sei buona Bones. So che non faresti mai del male ad una mosca.

    -Non sono come i miei genitori, è questo che vuoi dire?

    -Anche. Nonostante tutto sei riuscita bene- le disse sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

    -Beh, grazie.

    Dopo una lunga pausa, Bren decise di fare a Booth una domanda che le girava per la testa da un po’.

    -Booth…tu sei credente, quindi per te le persone quando muoiono vanno in paradiso se sono state buone ed all’inferno se hanno compiuto azioni deplorevoli.

    -Esatto.

    L’agente non aveva la più pallida idea di dove volesse andare a parare. Lei lo aveva sempre considerato uno stupido credulone per la sua fede in Dio, perciò quell’affermazione gli risultò strana.

    -E credi anche che i morti possano vederci e ci rimangano accanto per sempre.

    -Sì. Bones perché me lo dici?

    -Io…mi chiedevo…secondo la tua religione, mia madre dove si trova ora?

    Alzò gli occhi, incontrando quelli di lei: non l’aveva mai vista così triste, addolorata. Se gli aveva fatto una domanda sulla religione voleva dire che era davvero smarrita. Chi non lo sarebbe al suo posto?

    -Io…non saprei, Bones.

    Temperance abbassò lo sguardo e si fissò le punte dei piedi.

    -Non importa, Booth. Era una domanda stupida, non dovevo nemmeno fartela. Lei è morta, certamente non è in qualche posto magico a passare l’eternità immersa nella beatitudine o nella sofferenza- si alzò per andare a buttare la bottiglia di birra vuota in cucina.

    Seeley si sentì un’idiota per la risposta vaga che le aveva dato. Decise di rimediare, quindi si alzò e la seguì in cucina. –Non era una domanda stupida. Volevi solo sapere se considero tua madre una persona degna del paradiso, nonostante fosse una criminale. E sai qual è la mia risposta? Credo che sia davvero in paradiso: lei ha sacrificato tutto per te e tuo fratello e sono certo che si fosse pentita per tutte le cose che aveva fatto nel passato.

    -Se fosse così semplice le persone si pentirebbero tutte in punto di morte ed andrebbero in paradiso senza condurre una retta via. Se fossi credente la cosa mi farebbe andare su tutte le furie.

    -Non è così semplice, Bones. Noi tutti siamo peccatori, facciamo tutti cose sbagliate. Ma se ti penti e prendi atto di quello che hai fatto, allora sei perdonato. Se Dio non fosse così misericordioso, allora nessun uomo sulla faccia della Terra potrebbe varcare i cancelli del paradiso.

    Temperance fece una smorfia –Se ti piace credere che sia così, fai pure- si allontanò di nuovo e si diresse verso il divano, sedendosi stancamente.

    -Come vuoi Bones. Vorrà dire che più tardi dirò una preghiera per tua madre da solo- disse raggiungendola.

    -E perché dovresti dire una preghiera per lei?

    -Per la sua anima. E’ l’ultimo gesto che possiamo fare per le persone che abbiamo amato e non ci sono più.

    -Ma tu non la conoscevi.

    -Sì, vero, ma conosco sua figlia e sono più che lieto di poter fare questa cosa, anche al posto suo- disse sorridendole.

    -Beh, suppongo debba ringraziarti- disse imbarazzata.

    -Figurati. Ora devo andare- si voltò e iniziò ad andare vero la porta d’ingresso- Una cosa- disse fermandosi e guardandola –tu credi che i morti non possano vederci e non ci stiano accanto, ma non è così. Prendi tua madre: è arrivata al Jeffersonian lo stesso anno in cui sei arrivata tu. E’ rimasta nel limbo per tutto questo tempo…

    -Non importa che tu me lo ricordi, Booth- disse abbassando lo sguardo.

    -Non è colpa tua se era nel limbo. Non potevi saperlo. Ma comunque lei era lì e ti ha osservato per tutto questo tempo, ti ha visto ricostruire corpi, ridare un’identità a delle persone. Ti è sempre stata vicino senza che tu lo sapessi. I genitori vogliono stare sempre vicino ai loro figli. E sono sicuro che tua madre sia molto orgogliosa di te.

    Dopo qualche secondo si ritrovò le sue braccia attorno al collo e calde lacrime che gli bagnavano la camicia. La strinse forte a sé e rimasero stretti in quell’abbraccio per un po’.

    Sì, quegli occhi non avevano smesso di sorvegliarla, nemmeno dall’alto del suo cassetto trasparente nel limbo. Avrebbe continuato a farlo anche se non si trovava più con lei al Jeffersonian. Perché l’amore è più forte della morte. Sempre.

    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:09
     
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  5. omelette73
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    Autore: kew08
    Titolo: You’re my sister
    Pairing: Bones, Russ
    Rating: Per tutti
    Summary: You are my sister and I love you.
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX. La canzone, You are my sister, della quale riporto alcuni versi, è di Anthony and The Johnsons.

    You are my sister

    Non riesco a dormire stanotte.
    Per troppi anni ho vissuto in posti in cui non sentivo più il tuo profumo.
    Il profumo della nostra casa.
    Adesso, in questa stanza, se solo chiudo gli occhi, tutto mi riporta al passato.
    Suoni ed immagini si susseguono senza sosta e senza logica, come in una pellicola antica e scomposta.
    Come lampi che per un istante accecano il cuore e ti fanno sentire solo un senso di perdita e di non ritorno.
    Con uno scatto scendo dal letto, tengo gli occhi spalancati.
    Esco dalla stanza degli ospiti.
    La casa è immersa nel buio ma da fuori entra la luce della luna che ti bagna, bianca e pallida, raggomitolata su te stessa, in un angolo del divano.
    Piccola e innocente come sei sempre stata.
    Ti chiedi chi sei.
    Ti chiedi chi saresti stata.
    Sei mia sorella.
    Ti avrei amata in ogni modo, in ogni mondo possibile.
    Posso dirti solo questo.
    “Marco?”.
    Rimani accovacciata, muovi solo la testa e nell’ombra sul tuo viso posso immaginare un sorriso incerto.
    “Polo”.
    Mi avvicino, mi siedo sul divano e ti tocco le braccia che hai incrociato sulle ginocchia.
    Ti sdrai e appoggi la testa sul mio braccio.
    Ti accarezzo i capelli e ti sento rigida mentre a fatica riscopri un’abitudine passata.
    C’è stato un tempo in cui siamo stati amici.
    E un tempo in cui sono stato crudele con te.
    Ogni notte ti avrei voluto chiedere di rimanere sveglia a guardarmi mentre dormivo.
    Avevo talmente paura della notte.
    Ma non te lo potevo dire.
    Volevo essere io quello più forte.
    Ma tu sembravi attraversare i posti che mi facevano paura.
    Eri dentro al mio mondo, così dolcemente.
    Protetta solo dalla bontà della tua natura.
    Sei mia sorella e ti voglio bene.
    Anche in quelle notti sapevo che eri tu la più forte.
    Non ti sei persa.
    Io sto cercando a fatica di ritrovarmi.
    Non sei solo un nome, Joy Keenan.
    Non sei solo un nome, Temperance Brennan.
    Sei mia sorella e ti voglio bene.
    “Che tutti i tuoi sogni possano realizzarsi. È questo ciò che voglio per te”.
    Essere amata da qualcuno che non ti abbandoni mai.
    È questo il tuo sogno.
    È questo ciò che voglio per te.
    Ti rilassi, finalmente, tra le mie braccia, e il tuo sorriso non è più incerto.
    “Blitz?”, mi chiedi.
    “Blitz”, rispondo ridendo.
    Ti alzi e prendi le carte in un cassetto.
    Ci sediamo per terra come facevamo da piccoli e tiriamo una carta dopo l’altra, velocissimi.
    Ridiamo insieme mentre il pavimento si riempie di carte.
    L’ultima carta è un due di cuori.
    Ci stringiamo le mani.
    Sei mia sorella e ti voglio bene.
    Sono tuo fratello.
    So che mi vuoi bene.

    There were times we were friends but times I was so cruel.

    Each night I’d ask for you to watch me as I sleep,
    I was so afraid of the night.

    You seemed to move through the places that I feared.

    You lived inside my world so softly,
    protected only by the kindness of your nature.

    You are my sister
    and I love you.

    May all of your dreams come true
    .



    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:07
     
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  6. Cris.Tag
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    Ma che belle!
    Ogni volta è sempre più difficile dover scegliere!
     
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  7. symi
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    Si può avere un jolly da usare come nei giochi di carte?..un bonus? così ho la possibilità di votarne 2 contemporaneamente? no?! non è possibile...peccato...sono magnifiche...complimenti!! :clap:



     
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  8. omelette73
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    Con le pubbliche scuse all'autrice (della quale per ora non posso rivelare l'dentità) posto questa FF. Chiedo scusa, ma mi è saltata in fase di pubblicazione!
    Eccola qui!

    Autore : Allanon09
    Titolo della one-shot : Messaggi
    Pairings : B&B
    Rating : Per tutti
    Frase simbolica : “Sono la Dottoressa Temperance Brennan…”
    Desclamair: Bones non mi appartiene.

    Russ dormiva nella stanza degli ospiti.
    Temeperance era sdraiata sul divano e pensava agli avvenimenti di quegli ultimi giorni.
    Dopo quindici anni di incertezza aveva identificato lo scheletro di sua madre, il cui vero nome era Ruth Kennan, aveva ritrovato suo fratello Russ, che per altro aveva allontanato lei inconsapevolmente quando era solo una ragazzina disperata, avevano arrestato, lei e Booth, l’assassino di sua madre Vince McVicar e aveva capito che tutti al Jeffersonian la volevano bene.
    Ma quello che la faceva stare meglio, in tutto quel marasma di emozioni, era la consapevolezza che lui era stato con lei tutto il tempo, non l’aveva mai abbandonata un secondo, spiando ogni sua più piccola reazione pensando che lei, troppo presa dal caso, non l’ho notasse.
    E nel momento in cui quel dannato assassino di McVicar le aveva detto tutte quelle bugie su sua madre, lui era stato pronto a confortarla.
    Sono la Dr.ssa Temperance Brennan. Lavoro al Jeffersonian Institute, sono un'antropologa forense; io...sono specializzata nell’ identificazione di persone che non hanno un'identità. Mio padre era un insegnante di scienze e mia madre una contabile. Mio fratello...ho un fratello. Sono la Dr.ssa Temperance Brennan...”
    Aveva detto lei singhiozzando, cosa che non le succedeva mai specie davanti a qualcuno.
    E lui, prendendola tra le sue forti braccia, le aveva sussurrato nell’orecchio:
    So chi sei. Hei, lo so. Va tutto bene. Va bene, lo so. Shh, andrà tutto bene.”
    Si era sentita al sicuro in quell’abbraccio, protetta come non le succedeva da tempo immemorabile.
    Booth.
    Non aveva mai conosciuto un uomo così.
    In sé racchiudeva forza e dolcezza, tenacia e vulnerabilità, ma soprattutto riusciva a farla sentire una persona normale, in certi casi almeno.
    Chiuse gli occhi solo per vedere il suo volto dietro le palpebre abbassate. Booth aveva gli occhi più dolci che avesse mai visto ed erano così dannatamente espressivi!!
    Un sorriso si formò agli angoli delle sue labbra, il primo in molti giorni.
    Un giorno forse sarebbe riuscita a ringraziarlo come si deve per aver riportato Russ indietro nella sua vita.
    Prese il cellulare e digitò un messaggio.
    Sorrise ancora e premette il tasto di invio.
    Si girò sul fianco e si addormentò.

    Booth aveva appena messo a dormire Parker.
    Si sedette sul divano con una birra in mano.
    Sospirò. Era stata una settimana davvero dura, specie per Bones.
    Difficilmente avrebbe scordato l’espressione dei suoi bellissimi occhi pieni di lacrime silenziose, mentre teneva tra le mani la fibbia appartenuta alla madre.
    In quel momento nel petto di Booth, dove c’era il suo cuore, si era aperto un buco enorme.
    Lui, sempre così bravo con le parole, non era quasi riuscito a dire niente, era rimasto lì a guardarla e a mormorare il suo nome come uno sciocco.
    Il suo pianto silenzioso era stato peggio che se avesse spaccato tutto, perché aveva spaccato il suo cuore.
    La fredda, razionale e a volte cinica antropologa Temperance Brennan, le era apparsa così vulnerabile e piccola che la sua prima reazione era stata quella di stringerla tra le sue braccia, ma non né aveva avuto il coraggio.
    Solo nel fienile di McVicar l’aveva finalmente fatto. Ascoltare il suo sfogo era stato straziante.
    Avrebbe ucciso con le sue stesse mani quell’animale se non l’avessero arrestato.
    Distese le lunghe gambe sul tavolino difronte al divano e appoggiò la testa sullo schienale.
    Chiuse gli occhi e il volto triste di lei apparve dietro le sue palpebre abbassate.
    “Ah Bones.” Disse a voce alta.
    “Cosa mai mi stai facendo?”
    Sorrise mestamente nel riconoscere che quello che sentiva per lei in quel momento, quella forte tentazione di proteggerla ad ogni costo, non era dettato dall’essere solo partner di lavoro.
    Si stava innamorando di lei.
    “Attento Seeley che sei su un campo minato.” Disse ancora a se stesso a voce alta.
    Si alzò per andare a dormire quando sentì l’avviso di un messaggio sul cellulare.
    Prese il telefono dalla giacca e lesse :
    Grazie Booth per avermi sostenuta e aiutata a non cadere.”
    Non era firmato, ma sapeva di chi era.
    Veloce digitò la sua risposta.
    Farlo è stato uno dei piaceri più grandi della mia vita.”
    Premette il tasto d’invio e andò a dormire col cuore più leggero.
    Bones era forte e avrebbe superato anche questa avversità, lui lo sapeva meglio di chiunque altro perché era quello a cui aveva mostrato la sua debolezza.

    Edited by omelette73 - 3/8/2009, 09:08
     
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  9. lathika
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    veramente belle...scelta difficile anche se la mia l'ho fatta.
     
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  10. omelette73
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    Anche io!
    Ma brave davvero a tutte, è un piacere leggervi.
     
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  11. martina047
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    Ma che belle !!!!!!!! :clap: :clap:
     
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  12. lotus in dream1927
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    AL solito, mille complimenti!La scelta è stata presa,ma non vi smentite mai!
    Brave brave brave!

    Edited by lotus in dream1927 - 2/8/2009, 12:41
     
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  13. una_carrie
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    sono arrivata 3a (credo) wow!!! ^_^ complimenti ancora a tutte e alla vincitrice, una one shot davvero splendida :clap:
     
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12 replies since 27/7/2009, 08:11   585 views
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