BST Round 10: 2x12

Gli enigmi

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    Autore:
    Titolo: La linea
    Pairings: B&B
    Rating: Per tutti
    Frase simbolica: Gente come noi non dovrebbe mai attraversare la linea.
    Desclamair: Bones non mi appartiene.


    Booth era seduto accanto alla sua partner su una panchina del Luna Park, dove ogni sabato mattina portava suo figlio Parker.
    “Allora vi siete lasciati?” gli chiese lei, riferendosi a Camille Saroyan, sentendo una specie di irrazionale sollievo nel cuore.
    “Sì. Non avrebbe dovuto mai cominciare.”
    “Ma Booth, tu credi nell’amore e nei legami interpersonali!” Esclamò Brennan sorpresa da quell’amarezza.
    Booth guardava suo figlio sul cavallino della giostra, lo stava salutando e sembrava più tranquillo, probabilmente presto avrebbe dimenticato la sua sfuriata di qualche giorno prima.
    Si piegò leggermente in avanti, con i gomiti poggiati sulle ginocchia, voltò la testa verso Brennan che lo guardava di sottecchi.
    “C’è un limite Bones, una linea, che gente che fa lavori ad alto rischio come noi non dovrebbe superare.” Deglutì riportando gli occhi sul bambino che sorrideva cavalcando il pony di plastica.
    “Capisci cosa voglio dire?”
    Lei annuì.
    “Sì, lo capisco.”
    “Ed è importante rimediare e fare la cosa giusta, anche se non so come, Bones, non so come.”
    “Booth, tu hai fatto la cosa giusta con Epps. Hai tentato di tenerlo, di salvarlo, non è stata colpa tua se è caduto.”
    Lui appoggiò la schiena alla panchina e allungò, con un sospiro, le gambe. Sembrava esausto nonostante il suo direttore gli avesse concesso un paio di giorni di ferie dopo il caso di Howard Epps.
    “Già. Ma è difficile non pensare che se io e Cam non fossimo stati coinvolti in una relazione , magari lei non si sarebbe fatta convincere dalle mie parole ad aprire quella dannatissima testa, ignorando gli stramaledettissimi protocolli, rischiando di morire.”
    Era arrabbiato, Brennan poteva capirlo dalla sua postura rigida e dalla piega dura delle sue labbra.
    Brennan si sentiva a disagio, non sapeva come lenire il dolore che, ne era certa, attanagliava il cuore del suo compagno.
    Lei sapeva benissimo quanto lui odiasse dover spezzare delle vite umane e anche se, in questo caso, non era stato lui materialmente ad uccidere Epps, lui si sentiva comunque responsabile.
    Booth si alzò, inacapace di rimanere ancora lì fermo.
    “Ti va di prendere un gelato con noi Bones?” le disse dirigendosi verso la giostra che si era fermata.
    “Sì, perché no.” Gli rispose sorridendo.
    “Ciao Bones.”
    “Ciao Parker.”
    “Andiamo campione, offriamo a Bones il gelato.” Booth lo scese dal cavallino e lo mise a terra.
    “Papà conosce un posto dove fanno un gelato buonissimo. A me piace molto al cioccolato e a te Bones?”
    Le chiese il bambino, saltellandole accanto.
    “Anche a me piace al cioccolato, Parker.” Gli disse lei.
    “Papà lo prende sempre alla vaniglia invece. Papà vero?”
    Booth sorrise a suo figlio.
    “Si campione, ma cerca di non saltellare così o Bones scapperà.”
    Passarono una mattinata movimentata, Parker era come suo padre non riusciva a stare fermo un momento.
    Quando Booth lo riaccompagnò da Rebecca, Brennan era già tornata a casa da un pezzo.
    Si era fatta una doccia e si era seduta a leggere un libro sulle ultime scoperte in campo antropologico, sul divano, quando squillò il campanello.
    “Booth.” Disse aprendo la porta.
    “Posso entrare?”
    Lei si fece da parte e Booth entrò.
    “Mi dispiace disturbarti, ma non mi andava ancora di tornare a casa.”
    “Siediti, ti offro una birra.”
    “Meglio un caffè Bones, birre ne ho già bevute un paio prima di venire qui.” Le disse guardandola di sfuggita.
    “Ok.”
    Rimasero in silenzio mentre lei preparava la bevanda. Lui aveva appoggiato la testa nella spalliera del divano e aveva chiuso gli occhi.
    “Sembri esausto Booth, cosa avete fatto tu e Parker, una maratona?”
    Gli chiese offrendogli la tazza col liquido bollente.
    Lui sorrise debolmente.
    “Temo di non essere stato una gran compagnia neppure per Parker oggi. Come mai sei in casa di sabato sera?”
    Brennan sorrise.
    “Non mi andava molto l’idea di trascorrere una serata al cinema con Hodgins e Angela. E poi volevo leggere il libro che ho comprato ieri che tratta di antropologia.”
    “Wow, la lettura ideale per un sabato sera.” La prese bonariamente in giro lui.
    “Booth io…sai che non riesco ad esprimere quello che sento come fate tu e Angela, ma mi dispiace per te e Cam, davvero.”
    Booth fece una smorfia.
    “Grazie Bones, lo apprezzo molto.”
    Gli occhi scuri di Booth sembravano quasi neri in quel momento, tanto erano offuscati.
    Li chiuse nuovamente e si rilassò un po’, il profumo di lei aveva il potere di eccitarlo e calmarlo allo stesso tempo.
    “Ho fame ti va di andare a mangiare una pizza, Bones?”
    Lei rimase un attimo in silenzio e lui aprì gli occhi. Lo stava fissando in quel suo modo strano, come se volesse decifrarlo.
    “Che c’è? Non ti va?”
    “Certo che mi va. Andiamo.”
    Booth si alzò e sorrise alla sua partner.
    “Ok. Hanno aperto una nuova pizzeria proprio a due isolati da qui, l’ho vista l’altra sera tornando a casa. Potremo provarla, che dici?”
    Brennan chiuse la porta a chiave e gli sorrise.
    “Sei tu l’esperto di pizza Booth, proviamo pure.”
    Entrarono sorridendosi nell’ascensore.
    Buffo, pensò Booth schiacciando il tasto del piano terra. Ogni volta che mi sento col morale sotto le scarpe mi basta parlare, o magari litigare, con Bones e sto meglio. Attento Seeley ricordati della linea.
    Sì la linea, l’aveva tracciata lui ed era ancora fresca. Sarebbe stata dura non attraversarla con Bones perché lui l’amava molto profondamente, se n’era reso conto proprio nei terribili giorni che avevano passato sul caso di Epps.
    L’esperienza con Camille però gli era bastata. Tra loro poteva esserci solo una relazione di lavoro.
    Si sorrisero. Avrebbe resistito, in fondo era stato addestrato per sopportare le torture.
    A qull’idea però il cuore gli fece male, ma lo ignorò.
    La loro partnership era troppo importante per lui e non aveva nessuna intenzione di rovinarla.
     
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    Titolo: Parker e lo strano caso della maionese
    Personaggi: B&B, Parker
    Rating: per tutti
    Frase simbolica: La mano del padre si era mossa istintivamente verso la bocca di Temperance e con il pollice sfiorò le sue labbra per togliere la piccola traccia di salsa.
    Disclaimer: “Bones” ed i personaggi citati in questa fan fiction non mi appartengono assolutamente. E nemmeno David Boreanaz, purtroppo.


    Il piccolo Parker aveva trascorso quel caldo pomeriggio con il papà Seeley Booth, il suo eroe in assoluto, in un parchetto situato leggermente fuori dalla città.

    Parker aveva capito che qualcosa era successo al padre, il quale si era rivelato particolarmente agitato nei precedenti giorni nei suoi confronti. Il suo errore sembrava fosse stato accettare un gelato da un estraneo, che a prima vista appariva come un brav’uomo.
    E, nonostante fossero passati alcuni giorni da quel momento, Booth era molto nervoso nei suoi confronti.

    Già da qualche minuto stava girando su una giostra che aveva sempre trovato noiosa e, deciso a chiamare il papà in suo aiuto, si girò verso la panchina dove era sicuro di trovarlo.

    Un sorriso enorme si dipinse sul suo visino.

    Seeley non era più solo, al suo fianco c’era la dottoressa Bones, e Parker si sentì improvvisamente molto più felice.

    Il bambino vide i due adulti parlare per un po’ seriamente, per poi alzarsi con espressioni più rilassate ed avvicinarsi a lui.

    - Ehi campione, hai voglia di un hamburger?

    - Certo papà!

    - Forza, andiamo allora!

    Prendendo per mano il padre, i tre si allontanarono in direzione dell’uscita del parco.

    - Dottoressa Bones, vieni anche tu con noi?

    I due partner si sorrisero quando sentirono l’appellativo appena usato dal piccolo Booth.

    - E’ stata una mia idea in effetti. Hai trascorso una bella giornata con il tuo papà?

    Mentre era tutto preso dal suo discorso, Parker credé più di una volta che gli adulti non fossero attenti a quello di cui stava parlando. Sembravano molto più interessanti a scambiarsi sorrisi e sguardi che lui aveva visto solo tra la madre e i suoi vari fidanzati.

    Davvero strane le persone grandi, fu il suo unico pensiero.

    Quando erano ormai nei pressi del Diner, Parker prese a correre verso l’entrata del locale seguito immediatamente da Booth e Brennan.

    La cameriera si avvicinò appena presero posto al loro tavolo preferito, quello al centro del locale accanto alla finestra.

    - Cosa vi porto, il solito?

    I due partner sorrisero in direzione della donna.

    Dopo aver scambiato un’occhiata con l’antropologa, Parker vide il padre girarsi verso la cameriera.

    - Certo… E aggiunga una porzione extra di patatine e un hamburger piccolo.

    Pochi minuti dopo erano tutti e tre immersi nei loro piatti, con il solo Parker che trovava anche la forza di parlare. Ma ad un certo punto si interruppe, avendo nuovamente la sensazione di non avere la piena attenzione degli adulti.

    Le loro mani si erano sfiorate inavvertitamente ed entrambi avevano alzato lo sguardo finchè i loro occhi non si erano incrociati.

    - Bones hai…

    - Cosa?

    - Della maionese… Qui…

    La mano del padre si era mossa istintivamente verso la bocca di Temperance e con il pollice sfiorò le sue labbra per togliere la piccola traccia di salsa.

    I loro visi erano vicini… Troppo vicini…

    - Papà? Me ne devo andare?

    Improvvisamente sembrò che Booth ricordasse come respirare e si voltò non molto convinto verso il figlio.

    - Cosa piccolo?

    - La mamma vuole sempre che me ne vada quando si bacia con il suo fidanzato.-

    Al tono innocente di Parker risposero le risate nervose dei due colleghi.

    - Ma no Parker, io e Bones siamo solo partner, lo sai!

    - Ah, allora rimango qui! E prima dicevo che all’improvviso Kevin mi ha passato la palla e allora io ho tirato…

    Forse il suo papà e la dottoressa non erano mai stati così poco attenti al suo racconto, ognuno molto concentrato a fissare il suo piatto nascondendo un sorriso.

    Non molto tempo dopo, mentre il buio iniziava a calare su Washington, un SUV nero ne attraversava le strade fortunatamente poco trafficate.

    Il silenzio nell’abitacolo era quasi irreale, ma Booth si sentiva particolarmente rilassato.

    Nello specchietto retrovisore poteva ammirare una scena che mai nella sua vita avrebbe creduto possibile.

    Parker aveva insistito che la dottoressa Bones si sedesse accanto a lui sul sedile posteriore e, nonostante Booth avesse detto di non dare fastidio a Brennan, la donna gli aveva spedito un’occhiataccia prima di dire: - Se è questo che vuole, perché non dovremmo accontentarlo?

    Ed ora il suo bambino si ritrovava con la sua testa riccioluta appoggiata sulle gambe della sua partner, mentre lei gli accarezzava distrattamente i capelli, lo sguardo perso fuori da finestrino.

    L’unico sottofondo a quel breve viaggio era il respiro di Parker che sembrava essersi addormentato.

    Mai come in quel momento Seeley Booth fu dispiaciuto di dover parcheggiare davanti a casa di Temperance. L’antropologa sembrò come risvegliarsi quando la macchina si fermò.

    Con la delicatezza che le era imposta dal suo lavoro, adagiò Parker nel punto da dove si era appena alzata e sorrise nel vedere il bambino rigirarsi per trovare una posizione più comoda.

    - Bones?

    Mentre era intenta a chiudere la portiera, Brennan vide Booth sporto sopra il proprio sedile, con il busto girato verso di lei, un espressione di pura felicità che dalle sue labbra raggiungeva anche i suoi occhi.

    - Grazie della serata e… Adoro la maionese.

    Temperance fisso l’agente per qualche istante con un espressione confusa. Poi chiuse piano lo sportello dell’auto, sorridendo al suo collega prima di allontanarsi verso il suo appartamento.

    - Papà?

    - Parker! Ti sei svegliato?

    - A te la maionese non è mai piaciuta.

    - Dipende su cosa la metti, campione.

     
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  3. omelette73
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    Titolo: Through the barricades
    Pairing: B&B
    Rating: Per tutti
    Summary: Essere coraggiosi non significa non avere paura ma saperla vincere.
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.

    Through the barricades

    È sabato mattina, è una bella giornata di sole.
    Ero sicura di trovarti al parco giochi.
    Eccoti lì, con tuo figlio.
    Da buon padre cerchi di curare le sue paure, lo sostieni, gli instilli il coraggio che ti contraddistingue.
    Sai che crescerà e che dopo la paura di salire su una giostra che gli ricorda l’angosciato rimprovero di suo padre, il suo sguardo duro e terrorizzato, dovrà affrontare altre paure, altre difficoltà.
    Spesso, in quei momenti, ti avrà al suo fianco.
    Altre volte sarà solo.
    Vorrà esserlo, per diventare uomo.
    Ricordi, Booth?
    Lo diceva anche John Wayne, in Ombre Rosse.
    Ascolta, cowboy, avere coraggio significa avere tanta paura da farsela sotto ma salire comunque in sella.
    Essere coraggiosi non significa non avere paura ma saperla vincere.
    E tu, Booth, hai paura?
    Io sì.
    Io tanta.
    E sto cercando di mettere insieme il coraggio di salire in sella comunque.
    Mi vieni incontro e mi saluti con un debole sorriso.
    “Ciao. Come sapevi che ero qui?”.
    “E’ sabato mattina. Come sta Parker?”.
    “Temo di averlo spaventato l'altro giorno. E' davvero terrorizzato da questo posto. Devo rimediare”.
    Lo dici in modo deciso, intanto eviti il mio sguardo e ti siedi su una delle panchine del parco.
    “E' proprio da te. Rimediare alle cose”.
    Mi siedo accanto a te e mi viene da sospirare.
    “Cam verrà dimessa oggi dall'ospedale?”.
    “Si”.
    Sei sulle spine, muovi ritmicamente le gambe come fai sempre quando sei molto nervoso.
    “Che c’è?”, ti chiedo.
    “Quello che è accaduto a Cam è accaduto perché avevamo una relazione”.
    “Avevate?”.
    È giusto che io provi questo sollievo in una situazione simile?
    Non lo so e non faccio in tempo a riflettere su questa cosa perché tu continui a parlare.
    “Già. Le persone che lavorano in situazioni ad alto rischio, non possono lasciarsi coinvolgere sentimentalmente perché porta... a cose come quelle che sono successe”.
    “Situazioni ad alto rischio”, ripeto, e forse tu lo prendi come un incoraggiamento a continuare il tuo discorso.
    Pensi che io ti stia seguendo.
    “Ogni giorno, è con noi. C'è questa linea che non dobbiamo oltrepassare, capisci cosa intendo?”.
    “No”.
    Ecco, è arrivato il momento di montare in sella.
    Ho paura.
    Ma è questo il coraggio.
    Per un attimo rimani sorpreso, forse ti chiedi se hai sentito bene o se, magari, non ho afferrato bene il senso del tuo discorso.
    Decido di toglierti ogni dubbio.
    “No, non capisco, Booth. Non avrai il mio appoggio. Sai benissimo di stare dicendo delle cose senza senso”.
    Apri la bocca per replicare ma io ti precedo.
    “Hai paura, Booth?”.
    Rimani immobile per qualche istante, poi rilassi la schiena contro le doghe della panchina.
    “Sì”, ammetti, con un sospiro quasi inudibile.
    “Anch’io”.
    Poggio la mia mano sul tuo ginocchio, in un gesto di conforto.
    Metti la tua mano a coprire la mia, in una calda carezza.
    I nostri occhi si incontrano, in silenzio ci diciamo che possiamo avere paura insieme e, sempre insieme, farci coraggio.
    In sottofondo sentiamo il jingle della giostra.
    Ci voltiamo e Parker ci saluta.
    Sabato mattina.
    Una bella giornata di sole.
    Il giorno giusto per attraversare le barricate.
     
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    Titolo: Colpe e rimedi
    Pairings: B&B
    Rating: per tutti
    Frase simbolica: “E’ importante rimediare. Non so come però.”
    Disclaimer: i personaggi citati appartengono alla Fox.


    Colpe e rimedi

    Sono arrivate in un lampo le sei del mattino, un nuovo giorno entra dalle finestre della tua casa. Il tuo letto è vuoto, accanto a te non c’è nessuno. Hai deciso che Cam non merita più di soffrire per causa tua. Allunghi la mano e poi chiudi gli occhi. Non vuoi vedere. Il vuoto fa male.

    Sto pensando a te, avrai già sentito la sveglia?
    Non so perché, ma ho sempre immaginato la tua fatica nel sentire quel rumore così fastidioso entrare dentro di te per svegliarti, per ricordarti che ti devi alzare di nuovo dal letto per tentare di salvare il mondo, anche se dentro di te sei a pezzi.
    Tu parli, parli … ma nessuno riesce a sentire la tua voce.
    Agisci, ma tutto sembra ritorcersi contro di te.
    E allora che fai? Ti alzi lo stesso e cerchi di salvare il tuo piccolo mondo.

    Vorrei poter correre da te, Booth. Mi aspetterai?
    Vorrei farlo veramente … lo farò prima o poi.

    Il mattino ti fa male, quasi avessi preso un pugno in faccia e il tuo naso sanguinasse.
    Invece sai bene cosa è capitato.
    Te ne ricordi nel momento in cui ti guardi allo specchio e vedi la tua immagine riflessa. In quel momento ti svegli. La testa ti fa male e non riesci a respirare.
    Ma tu sei forte, vai avanti.
    Anche se pensi che sia stata colpa tua.
    Cerchi lo stesso di fare la cosa giusta.
    Gli altri sono più importanti di te.
    Parker è la tua vita.
    Quanta strada devi fare ancora? Quanti errori? Quanto lontano devi andare prima di perdere e ritrovare la strada giusta?
    E’ vero … prima devi salvare il mondo.
    Non è stata colpa tua.

    Correrò da te un giorno e ti dirò che tutto è sbagliato.
    Perché voglio essere al tuo fianco e cercare di salvare il mondo con te.

    I sogni sono immagini della nostra mente, sono sensazioni che ci colpiscono, non sono reali. Non puoi aver sognato niente di spaventoso o di terrificante.
    Non ho molto altro da aggiungere.
    Non sei diverso da tutti quelli che hanno tentato di salvare il mondo.

    Non è vero.
    Tu sei migliore di tutti gli altri, perché usi il cuore prima ancora del cervello, offrendo protezione a tutti coloro che te la chiedono.
    Sei speciale.

    Non ho bisogno di un uomo.
    Non hai bisogno di una donna.
    Ci bastiamo.

    Vuoi solo rimettere le cose a posto, rimediare a quello che è successo.
    E io sarò qui, pronta a difenderti, ad aiutarti a salvare il mondo. Curerò le tue ferite.
    Ti difenderò mentre tu starai chiuso dentro la tua corazza, nascosto dietro la tua linea … da lì potrai provare a gettare le tue braccia attorno a tutto il mondo.

    E sarò lì quanto vorrai abbracciare me.

     
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  5. martina047
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    E brave le nostre autrici che hanno scritto anche nei giorni di Ferragosto !!!!!! :) :)
     
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  6. omelette73
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    Instancabili e bravissime.
    Siete fantastiche ragazze!
     
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  7. lotus in dream1927
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    MA complimenti,siete il nostro orgoglio!
     
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  8. FrancyBB
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    M-I-T-I-C-H-E!!!!

    Avete scritto delle storie bellissime! Siete fantastiche!!!
     
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7 replies since 17/8/2009, 08:59   559 views
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