BST Round 11: 2x14

Manomissione di prove

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  1. crisssbit
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    Autore: Chemistry
    Titolo: L’apparenza inganna
    Pairing: B&B
    Rating: PG13
    Summary: No, Booth non aveva nulla da nascondere.
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.

    L’APPARENZA INGANNA

    Cravatte, calzini e fibbie sgargianti servono a gestire la rabbia contro le persone ricche.
    Tre banali accessori che si prestavano a placare la sua irritazione nei confronti delle persone che pensavano di potere tutto grazie al loro conto corrente.
    Ma era davvero tutto lì?
    Davvero era solo quella la frustrazione da tenere a bada?
    Forse in mezzo a tutto, nascosta dietro a fragili scuse, la realtà era ben diversa.
    Forse l’istinto più grande da controllare era un altro.
    La passione.
    Che si rispecchiava in quei due occhi chiari.
    Che aveva le sembianze di quel viso angelico.
    Che prendeva forma in quella linea slanciata e sinuosa.
    Che sarebbe voluta scivolare sulla curva leggera di quei capelli setosi.
    Che si sarebbe voluta riversare su quelle due labbra morbide, piene e lucenti per il rossetto che le rendeva più invitanti.
    No, Booth non aveva nulla da nascondere.

    Non voglio provarci con lei.
    Non ci aveva mai pensato?
    Eccome se ci aveva pensato!
    Forse dal primo istante, in quel poligono di tiro, mentre i loro sguardi si sfidavano e provocavano creando scintille.
    Eccome se ci aveva pensato!
    Ma proprio nel momento meno opportuno se n’era reso conto davvero. Quando aveva deciso di lasciare Cam, quando aveva rischiato la vita di suo figlio. In quel momento aveva capito quanto desiderasse renderla parte della sua vita. Come se non lo fosse già abbastanza.
    Gli era già dentro.
    Negli occhi, mentre la sbirciava a scrutare le ossa.
    Nella orecchie, mentre la ascoltava propinargli le sue tirate antropologiche.
    Nella pelle, mentre le piazzava la mano in quel punto sulla schiena dove aveva trovato la sua casa.
    Nel naso, mentre una scia della sua essenza fluttuava nell’aria di fronte a lui che le teneva aperta una porta per farla passare per prima.
    Rettifica, gli era quasi già dentro.
    Il gusto mancava all’appello, quello che più desiderava assaporare ma che si era imposto di accantonare perché sapeva che dopo averlo fatto ne avrebbe sentito la dipendenza.
    A quel punto venne collocata la linea. Da lui.
    Non avrebbe dovuto superarla, per il bene di lei. Non poteva permettere che un pazzo criminale le facesse del male solo perché era una parte importante della sua vita.
    L’avrebbe considerata così, in silenzio, nella segretezza del suo cuore, nell’intimità dei suoi pensieri.

    Non ho i bollori per la mia partner.
    Davvero?
    Balle!!!
    Soprattutto dopo aver posto quella maledetta linea aveva iniziato a sentire il sangue pulsargli più forte nelle vene.
    Anche solo vedendola mentre indossava la sua tuta da lavoro. Si ritrovava ad immaginarla mentre se la sfilava di fronte a lui nella penombra del suo ufficio deserto.
    Anche solo ascoltando la sua voce al telefono. Delle volte si doveva riscuotere dai pensieri impuri che quel suono gli scaturiva.
    Anche solo toccandole la schiena. Immaginava la sensazione che avrebbero provato le sue dita scorrendo lungo la sua spina dorsale nuda e arrivando alla morbidezza dei suoi capelli mentre l’attirava a sé.
    Anche solo sentendo il profumo del suo fiato fresco quando si avvicinava a lui per sussurrargli qualcosa. Fantasticava sul solletico caldo che quel respiro gli avrebbe regalato mentre, addormentata, la stringeva al suo petto nudo.
    Anche solo bevendo dal suo stesso bicchiere di caffè. Capitò per errore e subito si era ritrovato a pensare se le sue labbra si fossero posate nell’esatto punto in cui quelle di lei erano appoggiate poco prima. Immaginò di sì avvertendo in bocca un gusto fruttato misto all’aroma del caffè. Uno strano connubio. Gli piacque.


    Spesso quando una persona dichiara quello che non è, in seguito emerge che è esattamente quello che nega.

    Gordon Gordon aveva fatto quella dichiarazione un momento prima che Booth dichiarasse lo stop alle dichiarazioni.
    Quello psicologo era in gamba. Bisognava dargliene atto.
    Aveva colto i lati più oscuri dell’agente come pure le parti più leggere e superficiali.
    E quella frase, detta quasi per caso come tutte quelle che esprimeva con tanta naturalezza, in realtà dimostrava molto più di quanto si potesse pensare.

    Il mio soprannome...
    Certo che se avessero scoperto il soprannome che i colleghi avevano dato a Booth... allora sì che quella dichiarazione di Gordon Gordon si sarebbe inequivocabilmente rivelata fondata.

    Edited by omelette73 - 31/8/2009, 09:41
     
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10 replies since 24/8/2009, 07:29   638 views
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