BST Round 11: 2x14

Manomissione di prove

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  1. omelette73
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    Autore: Anna86
    Titolo: Brennan’s
    Pairing: B&B
    Rating: Per tutti
    Disclaimer: Bones non mi appartiene.
    Summary: Bones aveva dormito con quel tappo di Tim Sullivan ed era pure andata a dirglielo.

    Aveva dormito con quel tappo.

    Bones aveva dormito con quel tappo di Tim Sullivan ed era pure andata a dirglielo. Con aria soddisfatta. Altro che una cravatta più sgargiante, in quel momento a Seeley Booth serviva Jack. Daniels. Possibilmente una bottiglia intera.

    Era anche sicuro che entro la fine della giornata successiva la notizia della ‘conquista’ di Sully avrebbe fatto il giro del Bureau, il che significava dover ricevere occhiate compassionevoli da parte di tutti i suoi colleghi. La qual cosa voleva dire che con ogni probabilità Jack sarebbe stato sostituito da Brennan. L’Irish Whiskey. Sì, perché c’era pure un alcolico che si chiamava come lei. L’aveva visto nel negozio di liquori circa sei mesi prima e l’aveva comprato. Si era sentito veramente stupido a fare una cosa del genere ma dopo il primo sorso aveva dovuto ricredersi perché era veramente delizioso. Lo teneva in serbo per le occasioni speciali. Oppure per quando era veramente giù di morale. Accidenti a Bones e ai suoi imperativi biologici.

    Non si ricordava nemmeno quante volte glielo avessero domandato in ufficio;

    ‘Ehi Booth ma tu e la bella Dottoressa vi date da fare?’
    ‘Sta zitto Charlie o ti sparo in mezzo agli occhi. E comunque no, io e Bones siamo solo partner.’

    Ed era vero. Almeno in parte. All’inizio della loro partnership era stato troppo occupato a trovare da che parte prenderla e riuscire a lavorare in modo decente senza uccidersi a vicenda per accorgersi del suo aspetto fisico. Oddio forse un po’ se n’era accorto, dopotutto Temperance Brennan non era il tipo di donna che passava inosservata ma comunque…la cosa non aveva rubato troppo tempo ai suoi pensieri. A parte quella volta al poligono quando lei lo aveva stuzzicato ed erano finiti praticamente appiccicati al muro a bisticciare. A parte quell’altra volta in cui l’aveva vista vestita in abito da sera per andare alla festa per la raccolta fondi del Jeffersonian. Beh ecco…forse non gli era del tutto indifferente nemmeno allora.

    Dannato Sully. Glielo aveva persino domandato:

    ‘Hai i bollori per la tua partner?’

    E lui stupidamente aveva risposto di no.

    Non aveva i bollori per la sua partner. Solo avrebbe voluto infliggere immani torture a qualsiasi essere di sesso maschile le si avvicinasse, le parlasse o la guardasse, per non parlare di quello che avrebbe voluto fare al povero Sully. Solo che ogni volta che la vedeva il suo stomaco si metteva a fare le capriole manco stesse ballando una rumba. Solo che quando lei gli sorrideva i colori sembravano più vivi, il caffè del Bureau non faceva più così schifo e riusciva persino a sopportare una sessione di Squint Talk senza pensare al suicidio.

    Certo c’erano anche le volte in cui avrebbe voluto strozzarla, ad esempio quando si intestardiva su qualcosa, quando lo correggeva, quando gli faceva fare la figura dello stupido, quando non ammetteva di avere torto e intavolava delle discussioni infinite con lui. Ma anche quelle volte, si rese conto Booth, anche quelle volte in cui lo faceva diventar matto lui finiva sempre per non sapere se aveva più voglia di spararle o di baciarla. Anzi sapeva che avrebbe preferito di gran lunga baciarla, ma la cosa gli faceva un po’ paura e quindi faceva finta di niente.

    Non aveva i bollori per la sua partner. No, non stava bollendo per nulla. Era già cotto e stufato.

    Nessuna traccia di vapore.

    Booth si sedette sul divano nel suo appartamento e sorseggiò il liquore ambrato del bicchiere. Brennan. Per il momento avrebbe dovuto accontentarsi di quello.

    Edited by omelette73 - 31/8/2009, 09:40
     
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  2. crisssbit
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    Autore: Chemistry
    Titolo: L’apparenza inganna
    Pairing: B&B
    Rating: PG13
    Summary: No, Booth non aveva nulla da nascondere.
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.

    L’APPARENZA INGANNA

    Cravatte, calzini e fibbie sgargianti servono a gestire la rabbia contro le persone ricche.
    Tre banali accessori che si prestavano a placare la sua irritazione nei confronti delle persone che pensavano di potere tutto grazie al loro conto corrente.
    Ma era davvero tutto lì?
    Davvero era solo quella la frustrazione da tenere a bada?
    Forse in mezzo a tutto, nascosta dietro a fragili scuse, la realtà era ben diversa.
    Forse l’istinto più grande da controllare era un altro.
    La passione.
    Che si rispecchiava in quei due occhi chiari.
    Che aveva le sembianze di quel viso angelico.
    Che prendeva forma in quella linea slanciata e sinuosa.
    Che sarebbe voluta scivolare sulla curva leggera di quei capelli setosi.
    Che si sarebbe voluta riversare su quelle due labbra morbide, piene e lucenti per il rossetto che le rendeva più invitanti.
    No, Booth non aveva nulla da nascondere.

    Non voglio provarci con lei.
    Non ci aveva mai pensato?
    Eccome se ci aveva pensato!
    Forse dal primo istante, in quel poligono di tiro, mentre i loro sguardi si sfidavano e provocavano creando scintille.
    Eccome se ci aveva pensato!
    Ma proprio nel momento meno opportuno se n’era reso conto davvero. Quando aveva deciso di lasciare Cam, quando aveva rischiato la vita di suo figlio. In quel momento aveva capito quanto desiderasse renderla parte della sua vita. Come se non lo fosse già abbastanza.
    Gli era già dentro.
    Negli occhi, mentre la sbirciava a scrutare le ossa.
    Nella orecchie, mentre la ascoltava propinargli le sue tirate antropologiche.
    Nella pelle, mentre le piazzava la mano in quel punto sulla schiena dove aveva trovato la sua casa.
    Nel naso, mentre una scia della sua essenza fluttuava nell’aria di fronte a lui che le teneva aperta una porta per farla passare per prima.
    Rettifica, gli era quasi già dentro.
    Il gusto mancava all’appello, quello che più desiderava assaporare ma che si era imposto di accantonare perché sapeva che dopo averlo fatto ne avrebbe sentito la dipendenza.
    A quel punto venne collocata la linea. Da lui.
    Non avrebbe dovuto superarla, per il bene di lei. Non poteva permettere che un pazzo criminale le facesse del male solo perché era una parte importante della sua vita.
    L’avrebbe considerata così, in silenzio, nella segretezza del suo cuore, nell’intimità dei suoi pensieri.

    Non ho i bollori per la mia partner.
    Davvero?
    Balle!!!
    Soprattutto dopo aver posto quella maledetta linea aveva iniziato a sentire il sangue pulsargli più forte nelle vene.
    Anche solo vedendola mentre indossava la sua tuta da lavoro. Si ritrovava ad immaginarla mentre se la sfilava di fronte a lui nella penombra del suo ufficio deserto.
    Anche solo ascoltando la sua voce al telefono. Delle volte si doveva riscuotere dai pensieri impuri che quel suono gli scaturiva.
    Anche solo toccandole la schiena. Immaginava la sensazione che avrebbero provato le sue dita scorrendo lungo la sua spina dorsale nuda e arrivando alla morbidezza dei suoi capelli mentre l’attirava a sé.
    Anche solo sentendo il profumo del suo fiato fresco quando si avvicinava a lui per sussurrargli qualcosa. Fantasticava sul solletico caldo che quel respiro gli avrebbe regalato mentre, addormentata, la stringeva al suo petto nudo.
    Anche solo bevendo dal suo stesso bicchiere di caffè. Capitò per errore e subito si era ritrovato a pensare se le sue labbra si fossero posate nell’esatto punto in cui quelle di lei erano appoggiate poco prima. Immaginò di sì avvertendo in bocca un gusto fruttato misto all’aroma del caffè. Uno strano connubio. Gli piacque.


    Spesso quando una persona dichiara quello che non è, in seguito emerge che è esattamente quello che nega.

    Gordon Gordon aveva fatto quella dichiarazione un momento prima che Booth dichiarasse lo stop alle dichiarazioni.
    Quello psicologo era in gamba. Bisognava dargliene atto.
    Aveva colto i lati più oscuri dell’agente come pure le parti più leggere e superficiali.
    E quella frase, detta quasi per caso come tutte quelle che esprimeva con tanta naturalezza, in realtà dimostrava molto più di quanto si potesse pensare.

    Il mio soprannome...
    Certo che se avessero scoperto il soprannome che i colleghi avevano dato a Booth... allora sì che quella dichiarazione di Gordon Gordon si sarebbe inequivocabilmente rivelata fondata.

    Edited by omelette73 - 31/8/2009, 09:41
     
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  3. omelette73
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    Autore: Kwe08
    Titolo: Tango della gelosia
    Pairing: B&B
    Rating: PG-13
    Summary: Amore vuol dire gelosia, nessuno lo sa più di me
    Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX. Il verso della canzone che fa da summary alla oneshot è tratto dalla canzone “Tango della gelosia” di Adriano Celentano.
    Nota dell’autrice: I toni della oneshot, la caratterizzazione dei personaggi, lo svolgersi delle vicende, sono volutamente tenuti sopra le righe, per sperimentare un genere diverso.

    Tango della gelosia

    “E' solo che non capisci”.
    “Che cosa? Ti sto chiedendo un consiglio da uomo, tu sei un uomo. Cosa c'e' da capire?”.
    “Prima di tutto, gli uomini non chiedono consigli e, secondo, ...non ti aiuterò a portarti a letto la mia partner”.
    “Perché no? Non è perché la vuoi tu. A meno che... Tu la vuoi?”
    “Dai, andiamo, huh? Bones e', lo sai... ..e' la mia partner”.
    “Oh... Ecco perché hai bisogno di cure psichiatriche, perché hai i bollori per la tua partner!”.
    “Non sono sotto cure psichiatriche. Ok? Si tratta di una valutazione. C'e' una grossa differenza”.
    “Posso dirti che Brennan è un tipo "vacci-piano", ma tu mi devi aiutare sul quanto piano... perché troppo piano e' peggio che non abbastanza piano”.


    Guidando sulle strade di Washington, Seeley Booth ripensava alla conversazione avuta poche ore prima con il suo collega Tim Sullivan, detto Sully.
    Da oggi, Tim Sullivan, detto l’idiota.
    In un futuro molto prossimo, forse: Tim Sullivan, detto l’idiota senza mani, dato che avrebbe provveduto lui stesso a staccargliele di netto se solo le avesse allungate su Bones.
    Respirò profondamente.
    Era necessario incanalare quella rabbia in qualcosa di costruttivo.
    Abbandonare gli impulsi idioticidi a favore di impulsi di altro tipo.
    Impulsi di natura assai più interessante.
    E piacevole.
    Sorrise pensando a quel che stava per fare.

    Un attimo prima di suonare alla porta dell’appartamento di Bones, fu colto da un’ondata di panico.
    Respirò di nuovo profondamente.
    Avrebbe potuto tranquillamente diventare testimonial di quelle famose caramelle balsamiche.
    Libera naso e gola.
    Libera il maschio alpha che c’è in te.
    Liberati.
    Scatenati.
    Datti alla pazza gioia.
    Certi impulsi vanno assecondati.
    Lo diceva il suo terapista.
    Ehm… lo psicologo che lo stava valutando.
    Si attaccò al campanello facendolo suonare a mo’ di sirena.
    Con ‘sta pioggia e con ‘sto vento chi è che bussa a ‘sto convento?
    No, ecco…
    Quella battuta non c’entrava proprio niente.
    Non c’era pioggia.
    Non c’era vento.
    E quanto al convento…
    Beh, tu apri, Bones, e se tutto va bene ti faccio cantare l’Alleluja…
    Con buona pace dei monaci del convento.
    La porta venne aperta.
    “Booth, che ci fai qui? Io sto per uscire. Vado a vedere Sully…”.
    Non riuscì a terminare la frase per la sorpresa che la colse nel vedere entrare Booth in casa con un certo impeto e chiudere la porta con un sonoro slam.
    Niente, comunque, se paragonato alla sorpresa che provò quando, subito dopo, lui le si avvicinò e le coprì le labbra con le proprie, muovendole con sensualità fino ad approfondire il bacio.
    Quando questo aumentò di intensità, le sembrò di sentire le campane.
    Alleluja!
    Alleluja!
    Alleluja!
    Joy to the world!

    Quando si staccarono per riprendere fiato, le labbra arrossate, i respiri ansimanti, Booth rimase in silenzio guardandola con occhi di fuoco, lei disse solo la prima cosa che le venne in mente.
    “Booth… la tua cravatta… funziona!”.
    E, aggrappandosi alla suddetta cravatta, lo attirò nuovamente a sé per un altro bacio.
    Continuarono a baciarsi fino a quando, insieme a loro, tutti i cori dei cherubini, dei serafini e anche degli arcangeli iniziarono a intonare inni di gloria.
    E di felicità.
    E di amore.
    Al suono insistente del campanello, si allontanarono un po’.
    “Deve essere Sully”, disse Bones col fiato corto. “Doveva passarmi a prendere”.
    “Vado ad aprirlo”, rispose Booth con tranquillità.
    Bones si soffermò un attimo a valutare l’opzione: “Qualcosa nelle tue parole mi suggerisce che è meglio che vada ad aprire io”.
    Si voltò e andò alla porta, socchiudendola quel tanto che bastava per farsi vedere da Sully e parlare con lui.
    “Temperance… sei… bellissima… ecco, forse un po’ spettinata e… il rossetto è dovunque tranne che sulle labbra… ma… ecco… sì… sei bellissima… Vuoi sistemarti un po’ prima di andare?”.
    “No, Sully”.
    “Non ti vuoi sistemare… va bene… non ci formalizziamo…”.
    “No, Sully, intendevo dire che non verrò a vederti giocare, scusami”.
    “Ah… come mai, non ti senti bene?”.
    “Al contrario… sto davvero benissimo… se venissi con te non starei più bene e… temo che non staresti bene neanche tu”, spiegò lei, con logica stringente.
    “Che dici, Temperance, io con te sto benissimo!”.
    Una voce giunse dell’interno dell’appartamento: “Parla delle tue ossa, Sully, sono loro che non se la passerebbero bene”.
    Bones tossì leggermente. “Lui sa sempre spiegare i concetti meglio di me”.
    Si voltò un attimo verso Booth: “Sai sempre spiegare i concetti meglio di me”, gli disse, con un sorriso luminoso e svenevole.
    Riscuotendosi dall’estasi momentanea in cui era caduta, Bones si ricordò dell’esistenza di Sully.
    “Sully…”.
    Si sporse un po’ fuori dalla porta.
    “Sully?...”.
    Guardò a destra, poi a sinistra, poi rientrò, chiudendo la porta.
    “Mi sa che se ne è andato”, annunciò, con espressione colma di dispiacere.
    “In fondo è meno idiota di quanto pensassi”, considerò Booth con un sorrisino. “Vieni qui, adesso…”.

    Edited by omelette73 - 31/8/2009, 09:41
     
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  4. TittiSky
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    semplicemente SPLENDIDE!!! grazie a tutte :clap:
    sarà difficile scegliere... come al solito!!
     
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    The Boss

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    Solo 3?!? Che delusione :( Cioè, per chi non ha partecipato...

    Le tre postate mi sembrano carinissime, però! :)
     
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  6. mary1983
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    Molto carine tutte e tre!!!!!
    complimenti alle autrici!!!!!
     
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  7. martina047
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    Come al solito " Complimenti Autrici ".. :clap:
     
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  8. FrancyBB
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    Sempre bellissime complimenti!!!
     
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  9. omelette73
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    Siamo sempre state politically correct, ma chissene frega, stavolta cito!

    CITAZIONE
    Beh, tu apri, Bones, e se tutto va bene ti faccio cantare l’Alleluja…

    DEVO smettere di ridere!
     
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  10. Polly_83
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    E' una vita che non leggo le fanfiction postate su questo sito, e chiedo scusa alle autrici. Da scrittrice (non molto attiva al momento, ma sempre nel cuore) e lettrice accanita devo dire che sono scritte molto bene, molto carine e originali.
    Bel lavoro! :)
     
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  11. Cris.Tag
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    complimenti a tutte!
    GG ha colpito anche le autrici di questa settimana!
     
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10 replies since 24/8/2009, 07:29   638 views
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