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L’ultimo discepolo

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  1. omelette73
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    Autore: Cris.Tag
    Titolo: Quella volta che la logica della birra batté la scienza
    Pairings: Brennan e Booth, Sully
    Rating: NC13 per il linguaggio
    Frase simbolica: “non hai ancora capito che non puoi metterle fretta?”
    Disclaimer: non mi appartiene niente


    La logica della birra
    E fu così che venne a conoscenza della finta morte di Booth.
    Era stata tutta una messa in scena per catturare l’ennesimo criminale e rendere il mondo un posto migliore.
    Però la sensazione che l’aveva invasa non le era piaciuta per niente. Si era sentita di nuovo sola e come sempre avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo. Contando solo ed esclusivamente sulle proprie forze. Nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Booth.
    Era immersa nei suoi pensieri quando sentì una voce provenire dalla porta del suo ufficio. Una voce che aveva imparato a conoscere e che le aveva chiesto di dare molto di più di quanto lei avesse mai chiesto a se stessa.
    “Bren, che ne dici di uscire a bere qualcosa?”
    “No, grazie Sully, ma proprio non posso. Ho del lavoro da sbrigare.”
    “Andiamo...”
    “Sono contenta che tu sia tornato ma chiaramente le cose per me non sono cambiate.”
    “Già, il tuo lavoro conta sempre più di tutto, non è vero?”
    “Esattamente. Ho un dovere da compiere e non posso permettermi distrazioni.”
    “Una birra non è una distrazione. Ma conosco quello sguardo e so che nulla ti farà cambiare idea, vero?”
    “E’ passato molto tempo, Sully. Molte cose sono cambiate.”
    “Per me nulla è cambiato, Tempe.”
    Si sentì a disagio per questa affermazione perché non era sicura di averne compreso bene il senso. In situazioni come queste le bastava guardare in direzione di Booth e trovare una spiegazione.
    Booth... già. Stranamente non riusciva a smettere di pensare a lui e la sua rabbia crebbe sempre di più. Perché l’aveva tenuta all’oscuro di tutto? Perché non l’aveva avvisata? Era perché non si fidava più di lei?
    “Devo andare. E’ stato un piacere rivederti.” Non gli diede il tempo di replicare e se ne andò in direzione dell’archivio modulare degli scheletri, pensando nel frattempo a cosa fare con Booth.

    La musica di sottofondo faceva da cornice a quella che sembrava una festa in corso al solito bar. Fiumi di birra scorrevano dalla spillatrice per ristorare uomini in perfetti completi scuri, senza cravatta e con i primi bottoni delle camicie slacciate.
    “Ehi, amico, posso brindare alla tua?” Sully alzò il boccale mezzo vuoto in direzione di Booth.
    “Hai già brindato per me Sully.” La verità era che non riusciva a trovare la forza per sollevare il suo bicchiere. E poi la sua vista era appannata e il contenitore di vetro non ne voleva sapere di stare fermo.
    “Ma sono felice per te, Booth!”
    “Non potevi restartene... disperso ovunque stavi?”
    “Non mi sarei perso il tuo funerale per niente al mondo!”
    “Se solo non avessi bevuto così tanto probabilmente ti prenderei a schiaffi per la gentilezza, lo sai?”
    L’ex agente si mise a ridere “Sai che ti dona molto il livido che ti hanno disegnato su quella tua brutta faccia?”
    “Vedo che il caldo e il sale non ti hanno mandato in rovina il senso dell’umorismo.” Si concentrò sul bicchiere e se lo portò alle labbra. La condensa fredda provocata dalla birra gli diede un attimo di sollievo.
    “Mi spieghi che cosa le hai fatto per farla arrabbiare così tanto?”
    “Io non ho fatto nulla, è stato quell’idiota di Sweets che non le ha detto un accidenti. E sai una cosa? Lei non è arrabbiata con lui, ma con me.” Sbuffò. “Però prima ha fatto irruzione in casa mia, mentre ero nella vasca da bagno, e ha detto che ha trovato molto gradevole la mia mancanza di pudore.”
    “Oh, amico... e così ha avuto modo di vedere tutta la mercanzia?”
    “Ma perché la gente crede che io faccia il bagno vestito?”
    “A questo punto devo proporre un altro brindisi allora. A Bren, così intelligente e bella da non cadere in tentazione nemmeno se vede un uomo nudo.”
    “Continuo a non capire che cosa abbia visto in te di così interessante. Era così... talmente coinvolta che il pensiero di venire con te non l’ha mai nemmeno sfiorata.”
    “Tu non hai mai avuto le palle per sfiorarla.” Puntò il suo dito contro l’uomo che stava seduto di fronte a lui mancandolo e rischiando di cadere dallo sgabello.
    “Ne sei convinto?”
    “Oh oh... dimmi che l’hai baciata amico e questa sera offro io.”
    “Certo che l’ho baciata! O non mi chiamo Agente Speciale Seeley Booth.” Centellinò l’ultimo sorso di birra. Ne aveva abbastanza di quella serata e non vedeva l’ora di tornarsene a casa e buttarsi sul letto per una confortante dormita fra le sue quattro mura.
    “Non ci credo. Quant’è vero Iddio non ci credo.”
    “E come potrei dirti che bacia in maniera... antropologicamente perfetta?”
    “Ha fatto anche a te quella cosa... ?” con il dito indice fece un piccolo cerchio attorno alle proprie labbra, sbalordito quando vide il cenno di assenso provenire da Booth.
    “E’ stato un bacio incredibile.”
    “Credo che dovrei proporre un altro brindisi ma non ne vedo la necessità.”
    Il sorriso stampato sulle labbra del federale non se ne andò, mentre pronunciava “e questo ti rode... oh se ti rode!”
    “Amico, io almeno ho avuto il coraggio di giocare le mie carte.”
    “E hai perso la miglior mano che tu abbia mai avuto in vita tua, Sully. In verità non hai mai capito un accidenti di lei, tu e tutti gli altri che le ronzano intorno, suo padre e Sweets compresi.”
    “Oh, e adesso mi dirai che solo tu hai la capacità di capirla, non è vero?”
    “Le mettono tutti fretta... poi tocca a me raccogliere i pezzi del suo cuore.”
    “E così fai la parte del salvatore della patria, eh? Te la dico io una cosa, Booth, lei non è venuta con me solo per il lavoro, tu non c’entri niente! Non è innamorata di te. Fatti passare i bollori per lei perché se andrai avanti così te la farai scappare dalle mani.”
    “Ehi, guarda che io non ho mai detto di essere innamorato di lei!”
    “Ancora meglio, perché ho intenzione di tornare alla carica. Sono sicuro che con le parole giuste cadrà di nuovo ai miei piedi.”
    “No, non le spezzerai di nuovo il cuore. Non te lo permetterò.”
    “Chi sei tu per dirmelo? Stai facendo la parte dell’amica del cuore per caso?”
    “Chiudi la bocca, Sully.”
    “Altrimenti?”
    “Altrimenti questo!” Era ubriaco, faceva fatica a reggersi in piedi, tutto il locale stava girandogli attorno... ma colpì la faccia di Sully rovinando il suo sorriso.” E poi lei non cade ai piedi di nessuno, è chiaro?”
    La rissa durò poco, giusto il tempo di qualche pugno ben assestato sulla faccia dell’altro e sotto la cinta.
    Erano per terra, attorniati dagli altri agenti che incitavano ora l’uno ora l’altro. Nessuno era intervenuto per dividerli. Solo una voce di donna li fece voltare tutti.
    “Tempe!”
    “Bones.”
    “Si può sapere che cosa state facendo?”
    “Si è trattato solo di uno scambio di opinioni fra amici.” Booth si sollevò aggrappandosi allo sgabello su cui era rimasto seduto fino a pochi istanti prima e aiutò Sully a fare altrettanto. Gli altri agenti, visto che lo spettacolo era finito, decisero di andarsene a casa, lasciandoli soli.
    “Tempe, dimmi una cosa. È vero che tu e Booth vi siete baciati?”
    “Perché lo vuoi sapere?”
    “E’ per una scommessa.”

    Brennan chiamò un taxi per Sully e poi si voltò verso Booth, seduto sul sedile della sua auto, con gli occhi chiusi, come se dormisse. L’antropologia le dava le risposte di cui aveva bisogno. Forse sarebbe stato più facile affrontare la morte di Booth che lottare contro il senso di stordimento che provava in quel momento nel guardarlo vivo. Aveva rischiato altre volte di perderlo, perché questa volta faceva più male?
    Lo accompagnò fin dentro casa, ormai sapeva dove teneva la chiave di scorta, e lo fece sedere sul divano. Poi andò a prendergli del ghiaccio da mettere sulla faccia e una birra per lei.
    “Colpito due volte nello stesso giorno e nello stesso punto... chissà quando la mia faccia tornerà normale” disse massaggiandosi la mandibola.
    “Perché avete fatto a pugni?”
    “Bones... sono cose fra uomini, non capiresti.”
    “Booth, non devi più mentirmi, lo sai. Voglio sapere perché tu e Sully vi siete picchiati. E poi perché gli hai detto che ci siamo baciati, omettendogli il fatto che ci è stato chiesto dalla Julian...”
    “Bones... ha senso per te la parola ubriaco? No, perché io non credo di essere molto consapevole di quello che dico o faccio in questo momento. Mi è scappato e basta.”
    “Booth!” Lo disse con quel suo tono che non ammetteva repliche e lui in quel momento seppe solo che doveva dirle la verità e giocare le sue carte. “Vuoi la verità, Bones?”
    Brennan si accucciò di fronte a lui bevendo un sorso di birra e gli mise il ghiaccio sulla guancia destra, in attesa della sua risposta.
    “L’ho fatto perché è stato uno stronzo.”
    “Non capisco Booth.”
    “Perché non doveva chiederti di scegliere fra lui e la tua vita, Bones.” Era riuscito a dirle quello che da tempo pensava, aiutato dall’ubriacatura che gli aveva appannato il cervello.
    “Grazie.” Si mise in ginocchio e si avvicinò di più a lui, fra le sua gambe allargate.
    “E di cosa?”
    “Perché tu non me lo avresti mai chiesto, Booth.”
    “Non capisco molto in questo momento, Bones, però che ne dici di mettere il ghiaccio dalla parte giusta?”
    La donna sollevò la borsa del ghiaccio per poterla sistemare sul lato sinistro del volto, prima di farlo però appoggiò delicatamente le labbra dove si stava evidenziando l’ematoma.
    “Questo è decisamente meglio di qualsiasi cosa, anche del ghiaccio.” La guardò intensamente, non sapendo più cosa dire o cosa fare. Per due settimane non l’aveva sentita, non l’aveva vista … e aveva pensato di impazzire.
    Brennan in tutto quel periodo aveva solo cercato un altro luogo dove poter ricominciare, proprio come gli aborigeni australiani che aveva citato a Sweets. Aveva pensato di andarsene sul serio.
    Nulla aveva più senso senza l’altro.
    E fu per questo motivo, senza dirsi nulla, che guardandosi negli occhi decisero che era giunto il momento di baciarsi di nuovo, senza nessuna costrizione o nessuno sguardo indagatore. Fu un bacio lento e deciso, come se non avessero voluto fare altro nella vita. Denso e significativo, pieno di dolore e di richieste di perdono.
    Per un attimo la sua testa tornò a girare, ma questa volta a causa della donna che stava appoggiata sul suo petto. “Quello che so è che non ti chiederei mai di lasciare ciò che ami di più, Bones.”
    “E’ stato solo un bacio, non ho mai detto di amarti.”
    “Mi stavo riferendo al tuo lavoro, alla tua vita. Anche se non sono proprio così sicuro che tu non abbia altri interessi.” Fece scivolare la mano dalla sua guancia verso la base del collo e l’avvicinò di più, per sentire ancora il sapore buono del bacio e le sue curve morbide che lo facevano impazzire.

    “Bones, ma ci hai mai pensato?”
    “A cosa?”
    “Non sarebbe strano se capitasse a noi?”
    “Di cosa stai parlando? Sei ancora ubriaco?”
    “Voglio dire... se Sully avesse ragione? Se ci innamorassimo... noi due... se scoprissimo di essere innamorati.”
    “Impossibile.”
    “Già.”
    “Torna a dormire, Booth.”
    “D’accordo, ma tu non te ne vai, vero?”
    “No, Booth. Questa notte rimango con te.”
    “Anche domani?”
    “Sì, anche domani.”
    “E dopodomani?”
    “Dormi, Booth.”
    Tornò ad abbracciare la donna che era sdraiata accanto a lui nel proprio letto e riprese a dormire serenamente. In fin dei conti quello che era appena iniziato era la condivisione concreta del loro rapporto emotivo che li legava. Le parole in quel momento non contavano, si erano detti tutto ciò che avevano bisogno di sentire. Il resto lo avrebbero affrontato in seguito. Insieme.
    Sicuramente senza birra.

    Edited by omelette73 - 21/9/2009, 08:52
     
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7 replies since 14/9/2009, 07:54   812 views
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