UNA MISTERIOSA INDIMENTICABILE ESTATE ITALIANA

au, romance, mistery

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Dreamhunter
        Like  
     
    .

    User deleted



    UNA MISTERIOSA INDIMENTICABILE ESTATE ITALIANA

    Autore: Dreamhunter
    Genere: au - Booth e Brennan si incontrano in un modo diverso rispetto alla serie, ma per il resto sono sempre loro
    Timeline: 2006
    NB: La storia mi è stata ispirata dalla visione di due interessanti documentari di antropologia forense storica del National Geographic. Ho pensato che sarebbe stato molto bello trasformarli in due indagini per Brennan, ma non sapendo come collocare queste indagini all'interno del canone, ho pensato di creare un au apposito.
    Disclaimer: ovviamente nulla mi appartiene e non lo uso a scopo di lucro. Per ragioni di rispetto e privacy ho storpiato i nomi degli autentici antropologi forensi che si sono occupati dei due casi in questione.

    Buona lettura a chi vorrà leggere. ;)


    “Per tutta la vita sei gialla.
    Poi un giorno sfiori qualcosa di blu, lo tocchi appena,
    ed ecco che per il resto della tua esistenza sei verde”
    Tess Callahan – April & Oliver




    Capitolo 1
    Due misteri e un incontro promettente


    Il sole splendeva su Firenze e sui tavolini all'aperto della caffetteria colma di turisti che facevano una colazione tardiva o consumavano spuntini al volo tra una visita storica e l'altra. In un momento di pausa, la proprietaria beveva un caffè sulla porta del locale, osservando gli avventori: era una cosa che le piaceva fare da sempre, immaginare chi fossero, da dove venissero...
    La incuriosivano particolarmente i tre giovani seduti ad un tavolino sulla destra. Si erano fatti portare abbondante caffè lungo, delle paste farcite e macedonia di frutta. Chiacchieravano concitati, nonostante stessero mangiando con grande appetito. Entrambi i ragazzi erano biondi, ma solo uno dei due, quello più alto e dall'aspetto più classico, con tanto di cravatta sulla camicia a mezze maniche, era inglese. La barista l'aveva capito dall'accento, ormai dopo tanti anni di quel lavoro aveva affinato l'orecchio. L'altro, con i capelli ricci e la barba, in jeans e t-shirt, era americano. Così come la ragazza, molto bella, anche se vestiva come una specie di inviata di guerra, con i pantaloni cargo e una maglietta verde militare. Le uniche note femminili erano una collana etnica composta di grosse pietre a colori vivaci e la coda di cavallo che le conferiva un'aria sbarazzina. Era arrivata con in testa uno sgraziato cappello di paglia, che ora giaceva posato sul suo borsone di tela: di sicuro le serviva per proteggere la pelle lattea dal sole di luglio, anche se un diffuso rossore le imporporava comunque le guance. Quando aveva ordinato si era anche tolta un istante i grandi occhiali scuri e lei aveva potuto notare la sfumatura particolare degli occhi, un misto di blu e verde cangiante. Proprio carina... Chissà chi erano lei e i suoi due amici e perché si trovavano in Italia. Le parevano troppo vecchi per essere studenti, dovevano avere tutti e tre almeno trent'anni, però le davano l'idea di essere comunque legati all'ambiente scolastico o accademico... Archeologi? Esperti d'arte? Ricercatori?
    Beh, di un particolare era pressoché certa: il tipo inglese aveva un debole per la ragazza. Si intuiva dalla sua postura, dal modo in cui cercava di attirarne l'attenzione... Mentre all'americano la faccenda non garbava affatto. Non per una questione di gelosia, però. Il suo assomigliava all'atteggiamento protettivo di un fratello verso una sorella.
    Nel mezzo di tutto ciò la fonte di quella discordia mangiava ignara a quattro palmenti, senza badare granché a nessuno dei due.
    “Sono così contento di aver saputo che eri a Firenze!” esclamò Ian Wexler. “Ero convinto che fossi a Venezia, a partecipare agli scavi della fossa comune sulle isole...”
    “Dagli scavi è emerso qualcosa di intrigante che ci ha spinti ad intraprendere un'indagine dettagliata”, replicò Temperance Brennan, attaccando con gusto la sua macedonia.
    Accanto a lei, Jack Hodgins esibì un sorrisone entusiasta. “Oh, sì, intrigante a dir poco, amico!”
    In verità non è che Wexler fosse proprio amico suo. Jack lo detestava cordialmente: troppo pieno di sé, convinto di essere il miglior giovane antropologo forense sul suolo britannico, nonché un dio del sesso a cui tutte le donne erano destinate a soccombere. Il suo motto era che se dovevi farti operare al cervello era meglio che a metterti le mani addosso fosse un chirurgo esperto. A buon intenditor...
    Che pallone gonfiato. Jack si augurava che Brennan non gli cedesse.
    Per ora non sembrava interessata e sperava che continuasse così, giusto per la soddisfazione di assistere allo spettacolo di Wexler il magnifico che rimaneva a bocca asciutta.
    E poi, insomma, Brennan meritava di meglio. Anche Angela era d'accordo su questo.
    Si agitò sulla sedia. Se fosse stata lì, lo avrebbe aiutato a mettere all'angolo Wexler... Invece aveva preferito andare a visitare gli Uffizi.
    “Oh, avanti, non tenetemi sulle spine”, li incitò Ian, incuriosito. “Credevo che non vedessi l'ora di partecipare agli scavi di Venezia”, aggiunse tornando a rivolgersi alla sola Temperance. “Non riesco a pensare a qualcosa che abbia potuto distoglierti da un'antica fossa comune piena di vittime della peste nera...”
    “Centinaia di corpi”, confermò lei, annuendo. “A Venezia, nel 1575, la peste bubbonica uccise almeno un cittadino su quattro in un anno. Ho visto delle interessanti stampe che ritraevano i medici dell'epoca: se ne andavano in giro con delle maschere a forma di becco ripiene di erbe aromatiche e un bastone uncinato per esaminare i malati”.
    “Da far venire i brividi”, commentò Jack. “Io sarei potuto morire solo per lo spavento di vederne uno chinarsi su di me...” Scrollò il capo. “E comunque quella fossa è davvero impressionante. Uomini, donne, bambini, nobili e poveracci, tutti insieme. Una autentica strage”.
    “C'è lavoro per almeno cinque anni o forse più”, concordò Temperance, masticando.
    “E allora perché avete abbandonato gli scavi?” Ian aggrottò la fronte. “Continuo a non capire...”
    Jack ammiccò. “Te l'ho detto, abbiamo qualcosa di meglio per le mani”.
    “Meglio di centinaia di corpi da esaminare?!” insistette Ian. “Andiamo, ragazzi, uffa...”
    Temperance e Jack si scambiarono un'occhiata complice. “Dai. Mostragli la foto”, concesse lui.
    Con un vago sorriso, lei infilò una mano nella borsa di tela e ne tirò fuori una cartellina. “Ecco qua”, sorrise porgendola a Ian.
    Il giovane la aprì in fretta e subito i suoi occhi si spalancarono. “Oh, accidenti... E da dove arriva questo?”
    “Dalla fossa comune”, rispose Temperance.
    “E' una delle vittime della peste?”
    “Quantomeno era in mezzo ad esse”, replicò Jack.
    “E perché mai è in questo stato?” esclamò Ian, continuando a fissare la foto. Era a colori e mostrava un teschio girato di lato, ancora immerso per metà nella terra della fossa comune veneziana. Aveva le mandibole aperte, con dentro... un mattone.
    “E' quel che intendiamo scoprire”, ribatté Temperance. “Se questa persona era morta a causa della peste, non si capisce perché poi il suo cadavere sia stato deturpato in quel modo. Ma potrebbe anche non essere una vittima della peste... Per cui dietro c'è un mistero da svelare”.
    “Magari si tratta di un omicidio di cinquecento anni fa”, insinuò Jack, con gli occhi blu che brillavano di aspettativa.
    “Lo definirei per ora un caso irrisolto, piuttosto”, lo corresse lei, riservandogli uno sguardo di rimprovero. “Non abbandonarti subito alla tua passione per le teorie cospiratorie”.
    “Beh, a quel tizio hanno ficcato un mattone in bocca, Brennan. Scusami, ma è difficile non pensare ad un atto violento... Mi pare lecito ipotizzare che possa essere stato assassinato e che il delitto sia stato mascherato gettando il corpo nella fossa comune tra le vittime della peste”.
    “Stai scrivendo un romanzo, Jack. Aspettiamo di avere fatti concreti su cui basare le nostre ipotesi”.
    “Era un uomo?” domandò Ian. “Avete già stabilito il sesso?”
    “No, Jack si ostina a chiamarlo il tizio, ma non abbiamo ancora determinato il sesso: lo scheletro non è completo e mancano tutte le ossa al di sotto della cassa toracica”, gli raccontò Temperance. “In effetti, non abbiamo nemmeno iniziato le prime analisi. Siamo arrivati a Firenze solo ieri pomeriggio e per adesso abbiamo potuto soltanto portare i reperti al laboratorio del dottor Borri”.
    “Affascinante...” mormorò Ian. Poi sul suo volto si dipinse un'espressione maliziosa. “Anch'io però sono coinvolto in un caso di grande fascino...”
    “Già...” Temperance lo scrutò. “Non dovresti essere con l'equipe del professor Stires? Mi sembrava che doveste condurre uno studio per il Vaticano...”
    “Ed è così”, confermò Ian. “Per la precisione alla cattedrale di Reggio Emilia, una città a circa un paio d'ore di treno da qui. Il Vaticano ci ha affidato il compito di autenticare le ossa di due martiri del Terzo Secolo, conservate sotto un altare di pietra del '500”.
    “Uhm... sì, l'autenticità è un problema del mondo delle reliquie sacre da sempre”, commentò Temperance. “Bastava poco per prendere lo scheletro di una persona qualsiasi e spacciarlo per quello di un sedicente santo. Si sono consumate migliaia di frodi, in questo modo”.
    “Infatti”, proseguì Ian. “I nostri due santi sono a Reggio Emilia da almeno mille anni, ma non si sa dove siano state le ossa in precedenza, per cui potrebbe trattarsi anche di una contraffazione medievale... Comunque, guardate...” Prese il cellulare da una tasca e digitò alcuni tasti. “Non avrei dovuto farlo, beninteso. Il Vaticano non vuole che trapeli assolutamente nulla sino a che non ci sarà qualcosa di ufficiale, ma non ho potuto resistere e so di potermi fidare di voi...”
    Diede a Temperance e Jack il cellulare, perché potessero vedere la serie di fotografie sull'apparecchio. “C'era un fotografo per documentare tutto, naturalmente, e io ho scattato qualche foto di soppiatto tra un flash e l'altro. Qui stavano aprendo la tomba sotto l'altare... Era inviolata da secoli, con un coperchio di marmo di centinaia di kg... Qui invece stavano estraendo la cassa di legno all'interno: è stato incredibile, era disseminata di sigilli di cera di un vescovo di quasi cinquecento anni fa, intatti! E dentro... ecco, guardate qui... c'era un'altra antica bara, contenente una sindone con i resti... Formidabile, vero? E continuate fino alle ultime foto, sono le più strabilianti perché nella bara c'erano tutte le ossa tranne i teschi... e quelli li abbiamo trovati all'interno delle teste di due busti in oro e argento del Sedicesimo Secolo, conservati nella cripta della cattedrale...”
    “Forte”, sussurrò Jack, studiando rapito le immagini. Anche Temperance appariva piacevolmente meravigliata.
    “Sono santi famosi?” domandò.
    “Crisanto e Daria. Lui era figlio di un ricco senatore romano e lei era una vergine vestale. Diventarono cristiani e si unirono in un matrimonio spirituale esente dal sesso e dal peccato...” Ian rise. “Ci credereste? Predicavano il culto della verginità e l'astinenza nel matrimonio. Siccome questo andava contro il concetto di famiglia romana, furono martirizzati, ma ci sono molte contraddizioni intorno alla loro morte. Attraverso i nostri esami dovremo stabilire anche le modalità del decesso. Ed ecco come mai sono qui a Firenze... Ho fatto tappa per prendere della documentazione da una collega della dottoressa Sandri, la responsabile italiana della squadra, poi proseguirò per Roma, dove devo portare dei campioni al laboratorio di antropologia molecolare dell'Università...”
    “A Tor Vergata?” lo interruppe Temperance. “Credo che dovremo portarci anche noi dei campioni, la prossima settimana”.
    “Sul serio? Ma è fantastico! Proprio la prossima settimana tutta l'equipe verrà a Roma perché...” Ian si protese sul tavolino, eccitato. “Beh, una delle teorie più accreditate sulla morte di Crisanto e Daria è che siano stati sepolti vivi in una cava di sabbia. Il luogo sarebbe stato identificato sulla via Salaria. Può entrare solo chi è autorizzato dal Papa: noi andremo a prelevare campioni di terreno per confrontarli con quelli recuperati nelle cavità dei resti, dove erano penetrati durante la decomposizione...”
    “Wow!!!” Jack saltò sulla sedia. “Scenderete in una cava di duemila anni fa?”
    Dannazione a Wexler.
    “Potrei parlarne con Stires...” Ian rimirò Temperance, suadente. “Sono certo che riuscirebbe a far entrare altri due visitatori nel gruppo... Dopotutto tu sei stata una delle sue allieve favorite, alla Northwestern...”
    Jack sbirciò l'amica. Nell'ambiente degli antropologi statunitensi correva voce che Temperance Brennan e Michael Stires avessero intrattenuto rapporti ben più profondi di quelli tra un'allieva e un professore, ma Brennan era sempre molto riservata sulle sue storie di letto. Infatti dal suo viso non trapelò alcuna particolare emozione.
    “Non sarebbe male. Teniamoci in contatto”.
    Una proposta che chiaramente fece esultare Ian. “Ottimo! Allora dovremmo brindare!”
    “Con cosa?” sogghignò Jack.
    “Le tazze di caffè?” rise Ian sollevando la sua. “Dobbiamo indagare su di uno sconosciuto veneziano del Sedicesimo Secolo ritrovato con un mattone in bocca e su due antichi sposi romani sepolti vivi... Non siamo forse fortunati?”
    Divertiti, Temperance e Jack lo imitarono. “Sì... L'Italia è un paese ricco di tesori antropologici”, disse lei e le tazze tintinnarono incontrandosi.
    Dalla soglia del bar, la barista decise di rimettersi al lavoro dietro il bancone e lanciò loro un'ultima occhiata: sembravano tutti e tre molto contenti. D'altronde come si poteva non sorridere in una giornata di sole come quella?


    Era quasi l'una del pomeriggio quando Angela Montenegro uscì dagli Uffizi. Che mattinata straordinaria: quel luogo era fantastico e le pareva di avere gli occhi pieni di forme e colori nuovi. Che meraviglia... Proteggendosi gli occhi con una mano, si fermò davanti a Palazzo Vecchio, prendendosi il tempo di rimirare Piazza della Signoria, in piedi, nel sole, con il suo abitino a fiori che le si muoveva leggero intorno alle gambe sottili, solleticato dalla brezza calda. Adorava il clima italiano e aveva sognato questa vacanza per tutto l'inverno.
    Peccato che trascinarsi dietro Brennan fosse stata una vera impresa... Sino alla primavera la sua amica si era impuntata sull'idea di trascorrere l'estate in Guatemala, a scavare fosse comuni piene di vittime degli squadroni della morte. Che allegria... Poi per fortuna era spuntata la possibilità di partecipare a degli scavi proprio in Italia, a Venezia. Sempre di fosse comuni si trattava, ma dal punto di vista di Angela erano sicuramente meglio quelle italiane.
    Così erano partiti insieme, lei, Brennan e Jack Hodgins, l'entomologo che lavorava con loro al Jeffersonian Institute di Washigton D.C. Sarebbe stato un viaggio insolito, ma di sicuro indimenticabile...
    Rise tra sé e decise di passeggiare sotto la Loggia dei Lanzi, per godersi un po' d'ombra. Chissà che stavano facendo quei due pazzi di Brennan e Jack... Angela aveva conosciuto la giovane antropologa un paio di anni prima: lei faceva l'artista di strada, all'epoca, nel tentativo di racimolare il denaro per andare a Parigi, e Brennan aveva attaccato discorso commentando un suo ritratto realizzato per un passante. Erano diventate immediatamente amiche: per quanto molto diverse, tra loro c'era un'alchimia naturale, una sorta di affinità elettiva. Per cui quando Brennan le aveva proposto un impiego al Jeffersonian come artista forense, Angela aveva accettato più che volentieri: certo c'era un'inquietante differenza tra il fare ritratti di persone vive e ricostruire i volti dei cadaveri, ma la paga era veramente buona e soprattutto lavorava con una carissima amica.
    Anche Jack le era simpatico. Anzi... doveva ammettere onestamente di trovarlo molto attraente.
    Forse perché da quando erano arrivati in Italia si stava comportando con lei in maniera particolarmente galante. Aveva sempre pensato che lui avesse occhi solo per i suoi insetti e i campioni di terriccio che studiava in laboratorio, ma di recente... aveva la sensazione che il suo sguardo la seguisse di continuo e quasi la accarezzasse.
    Rabbrividì. Un brivido piacevole...
    Poi udì un tonfo e l'esclamazione di un bambino. Si voltò e vide un ragazzino di quattro o cinque che si rialzava goffamente, dopo essere caduto sui ciottoli. Sollecita, lo raggiunse per aiutarlo.
    “Ehi, aspetta...” gli disse in italiano, ma il piccolo le rispose in inglese.
    “Non è niente”, affermò coraggioso, forse persino un po' arrabbiato.
    Lei lo osservò sorpresa. “Ma che ometto forte che sei”.
    “Come il mio papà”, proclamò lui. “Se papà cade, non piange”.
    “Ne sono certa”.
    Il bambino si accigliò. “Anzi, il mio papà non cade proprio”.
    “E' sul serio un bravo papà, allora”, commentò Angela intenerita. Quindi scrutò il piccolo. Aveva dei folti riccioli biondi e grandi dolci occhi marroni. “Ti ho già visto, per caso?”
    “Tu hai visto me e io ho visto te”, replicò lui, con disarmante sicurezza.
    “Davvero? E dove?”
    “Questa mattina, sulle scale”.
    “Oh! Al residence!” realizzò Angela. Adesso ricordava: stava scendendo frettolosamente dal loro appartamento, per arrivare presto agli Uffizi ed evitare una lunga fila, e quasi si era scontrata con quel bambinetto. Indossava un pigiama estivo di Spiderman e non si sa perché era uscito sul pianerottolo. Lei lo aveva salutato allegra e dall'interno dell'appartamento era risuonata la voce di un uomo anziano. Le sembrava che avesse detto “Perché hai aperto la porta, Parker?”
    “Ti chiami Parker, giusto?” gli chiese. “Stai nel nostro stesso residence...”
    “Sì”, confermò il bambino.
    “E...” Angela si guardò intorno. “... il tuo favoloso papà che non cade mai dov'è? Come mai sei tutto solo?”
    “Papà e il nonno sono dietro quell'angolo... stavano discutendo sulla strada che dobbiamo fare per arrivare non so dove...”
    “Ah, ho capito... Tuo padre e tuo nonno erano impegnati a studiare una cartina di Firenze e tu te la sei svignata”, sorrise Angela, prendendolo per mano. “Dai, torniamo da loro, prima che si accorgano che sei sparito o si spaventeranno a morte”.
    Si incamminarono nella direzione che indicava Parker e ben presto Angela individuò quelli che dovevano essere il padre e il nonno del bimbo. L'uomo più anziano aveva una camicia a scacchi a mezze maniche e dei pantaloni, i capelli candidi gli brillavano nel sole e la sua espressione burbera denotava che la discussione lo stava contrariando. L'uomo più giovane invece era di spalle (belle spalle), alto e bruno, e portava una maglietta blu e dei jeans (che sottolineavano pure un gran bel sedere). Mentre lei e Parker si avvicinavano, Angela lo sentì alludere a Piazzale Michelangelo.
    “Se volete vi accompagno io...” si offrì.
    Il nonno di Parker sussultò e la guardò incuriosito con i franchi occhi chiari strizzati nel sole. Il padre del bimbo invece si girò, sollevando un poco gli occhiali scuri da aviatore. Angela rilevò subito che non aveva la fede e che il lato A era di ottima qualità, tanto quanto il lato B.
    Caspita, lei però non sapeva affatto dove fosse Piazzale Michelangelo...

    (CONTINUA TRA QUALCHE GIORNO!) :ibones:

     
    .
  2. Sara6
        Like  
     
    .

    User deleted


    Questa storia del lato A e del lato B mi ha fatto morire...in senso buono naturalmente ;)
    Interessante il titolo..direi che come inizio promette bene.
    Complimentoni Franca :clap:
     
    .
  3. Ciccia-B
        Like  
     
    .

    User deleted


    Bhe bellissimo inizio Franca! Conosco abbastanza bene Firenze ed è bellissimo immmaginare nei lughi che conosco e che mi piacciono tanto i nostri personaggi preferiti! Ti seguo sicuramente percui alla prossima puntata! ^_^
     
    .
  4. vale2875
        Like  
     
    .

    User deleted


    Altro che lato A e lato B comunque lo rigiri Booth è strepitoso....
    non vedo l'ora di leggere il seguito.

    Brava Dream
     
    .
  5. Dreamhunter
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Sara6 @ 23/2/2012, 21:19)
    Questa storia del lato A e del lato B mi ha fatto morire...in senso buono naturalmente ;)
    Interessante il titolo..direi che come inizio promette bene.
    Complimentoni Franca :clap:

    Grazie! ^_^

    CITAZIONE (Ciccia-B @ 24/2/2012, 10:54)
    Bhe bellissimo inizio Franca! Conosco abbastanza bene Firenze ed è bellissimo immmaginare nei lughi che conosco e che mi piacciono tanto i nostri personaggi preferiti! Ti seguo sicuramente percui alla prossima puntata! ^_^

    Grazie, cara! ^_^

    CITAZIONE (vale2875 @ 27/2/2012, 17:32)
    Altro che lato A e lato B comunque lo rigiri Booth è strepitoso....
    non vedo l'ora di leggere il seguito.
    Brava Dream

    Grazie! Eccotelo! ;)
    Buona lettura!

    Capitolo 2
    Sorprese per cena


    La serata estiva era dolce e dorata. Temperance svoltò in piazza del Duomo a passo deciso, il borsone di tela a tracolla, la coda di cavallo che le saltellava sulla nuca. La sua testa era ancora piena delle analisi condotte quel pomeriggio.
    Il laboratorio del dottor Borri era praticamente vuoto, dato che quasi tutta la sua equipe si trovava a Venezia per partecipare agli scavi della fossa comune, e a lei non era affatto dispiaciuto. Aveva potuto lavorare con maggiore tranquillità e precisione. Amava confrontarsi in solitudine con le ossa che esaminava. Era appagante scoprire cosa avevano da raccontare, quasi sempre più interessante che ascoltare i suoi colleghi vivi chiacchierare di argomenti che non la interessavano.
    Si era persino liberata di Jack, spedendolo a condurre qualche ricerca alla biblioteca medievale della città: esisteva pur sempre la possibilità che quella di infilare un mattone nella bocca di un morto o di un moribondo di peste fosse una pratica documentata...
    Rimasta sola con le ossa, aveva iniziato a cercare le risposte a due domande.
    Lo scheletro col mattone in bocca apparteneva ad un uomo o a una donna? Ed era stato il mattone ad ucciderlo?
    Per stabilire il sesso in mancanza del bacino, si era affidata all'osservazione del processo mastoideo, ovvero il punto di ancoraggio dei muscoli del collo. I maschi avevano di solito connessioni muscolari più prominenti di quelli delle femmine. Il processo mastoideo della vittima ritrovata a Venezia era piccolo e anche le misurazioni della mandibola corrispondevano alla norma di quelle femminili. Ero perciò ragionevolmente sicura che si trattasse di una donna.
    Si era posta anche l'interrogativo dell'età, ma delle costole, che si calcificavano negli anni, mancavano proprio quelle più adatte per stabilire una cifra sufficientemente precisa, mentre le suture del cranio, minuscoli spazi che si chiudevano con l'avanzare dell'età, denotavano solo che la donna era adulta. Considerando che nell'epoca rinascimentale le donne superavano raramente i quarantanni, Temperance riteneva che comunque quello fosse un quesito secondario e si era concentrata sulla seconda domanda.
    Aveva quindi fatto una scansione ad alta definizione del teschio, in cerca di segni di lesioni o traumi, riscontrando tre aeree di depressione ossea. Nessuna delle quali però era collegata alla morte: le ferite risalivano a un periodo molto precedente ed erano già guarite da tempo nel momento del decesso. I danni prodotti dal mattone invece erano tutti post-mortem.
    Perciò ecco la seconda risposta: la donna non era stata uccisa dal mattone. Glielo avevano inserito in bocca dopo che era morta.
    Perché avevano voluto deturparla così?
    Affondando i denti nel labbro inferiore, Temperance suonò alla porta principale del residence e il portiere le aprì, rivolgendole un breve sorriso, che lei ricambiò di sfuggita, infilando subito le scale di corsa. Non prendeva mai l'ascensore. Negli Stati Uniti lo avrebbe fatto senza pensarci, lì in Italia le piaceva muoversi, godersi l'aria e il sole che entravano dalle finestre, specie dopo aver trascorso ore seduta in laboratorio. Arrivata davanti alla porta dell'appartamento affittato insieme ad Angela e Jack, frugò distrattamente nel borsone di tela, poi ricordò di essere uscita, quella mattina, senza prendere le chiavi, posate sul cassettone della sua stanza. Colpa della telefonata di Ian... Sbuffò e suonò il campanello. Ora Angela l'avrebbe rimproverata di avere sempre la testa fra le ossa.
    Non fu Angela ad aprirle, però.

    Sulla porta c'era un uomo.
    Poco oltre i trentanni. Alto, con capelli scuri tagliati corti e un bel volto dai tratti regolari e simmetrici. Anche la struttura fisica era notevole, specialmente le spalle.
    Temperance registrò tutti quei particolari in pochi secondi, conscia che lui stava compiendo il medesimo esame su di lei. Fissò i suoi occhi castani che la osservavano intenti e la bocca, atteggiata in un vago sorriso compiaciuto.
    “Salve...” gli disse.
    “Salve...” ripeté l'uomo con lo stesso tono.
    “Forse ho sbagliato appartamento...”
    “Sei Temperance Brennan?”
    “Sì, sono io, ma...”
    “Allora non hai sbagliato”. Lui si fece da parte con un sorriso. “Io sono solo un ospite. Angela mi ha mandata ad aprirti, perché era impegnata in cucina”.
    Oh, era un amico di Angela, dunque... Stava forse interrompendo qualcosa?
    Un leggero senso di fastidio le pungolò lo stomaco, ma lo ignorò. Che sciocchezza. Da quando era gelosa dei boyfriend di Angela?
    Non avevano neppure gli stessi gusti. Anche se...
    Entrò, lanciando un'altra occhiata allo sconosciuto: beh, questa volta doveva ammettere che le loro preferenze sembravano invece coincidere...
    Lui le tese la mano. “Scusami. Non mi sono presentato. Mi chiamo Seeley Booth”.
    “Di nuovo salve”, sorrise lei stringendogliela.
    Aveva una stretta salda e forte. La mano era calda e asciutta, grande. E che belle dita lunghe.
    Sentì che la tratteneva più del dovuto, tenendo lo sguardo nel suo.
    “Credi nel destino?” le chiese. Che cosa bizzarra. Non se l'era aspettata.
    “Naturalmente no”, rispose divertita. “E' ridicolo. E tu?”
    “Io sì. Assolutamente”, disse lui, continuando a sorriderle.
    “Ehi, ma dove...” Angela si interruppe girando l'angolo del piccolo atrio, con uno strofinaccio in mano. Anche lei sorrise. “Oh! Vedo che state facendo conoscenza. Bravi!” Li esortò ad avanzare. “Avanti su, non rimanete lì impalati, è pronto!”
    E mentre l'affascinante ospite le superava con un ultimo ammiccante sorriso, lei prese sotto braccio Temperance. “Sai, Bren, ci siamo fermati in un posto delizioso che vendeva pasta fresca e abbiamo comprato anche un assortimento di condimenti vari. Il profumo è delizioso, senti?”
    La stava quasi trascinando, ma Temperance esitò, puntando un po' i piedi. “Per me non è un problema mangiare fuori, se preferisci...”
    Angela si accigliò stupita. “Cosa? E perché mai dovresti farlo? C'è cibo per un esercito...”
    “Sì, ma magari avevi altri piani”, insistette lei. “Avresti potuto telefonarmi e...”
    “Ma di che stai parlando?” Angela scosse il capo, poi d'un tratto fece una buffa espressione. “Oh, tu hai creduto che...? Oh, no, no, dolcezza. Non hai proprio capito. Vieni, vieni...” Ridendo, se la tirò dietro con entusiasmo sino alla sala da pranzo, che occupava il centro il dell'appartamento.
    E in effetti davanti a Temperance comparve una scena del tutto inaspettata.
    Innanzitutto la tavola era apparecchiata per sei. Sei ?!
    Inoltre, sul terrazzino che si apriva su un lato della sala, c'erano un signore anziano e un bambino che ammiravano il panorama che si godeva da quel piano, affacciato su Santa Maria del Fiore.
    “Hai già conosciuto un Booth”, sogghignò Angela, “e quelli là fuori sono altri due. Ehi, è pronto! A tavola! Forza...”
    La stanza si animò di voci e risate e Temperance fu travolta dalle nuove presentazioni e dall'incrociarsi di vari racconti. In pochi concitati minuti venne così a sapere che Angela aveva incontrato Seeley Booth (che preferiva essere chiamato solo Booth), suo nonno Hank (Pops) e suo figlio Parker in giro per Firenze e che, chiacchierando, avevano scoperto una serie di interessanti coincidenze: non solo venivano tutti da Washington DC, ma alloggiavano anche nello stesso residence. Perciò ad Angela era sembrato più che giusto festeggiare quel felice incontro invitandoli a cena.
    “Era proprio destino, no?” rise la ragazza prendendo i piatti.
    A quelle parole, lo sguardo di Temperance incrociò quello caldo di Seeley, che le fece un cenno malizioso. Era in piedi accanto ad Angela e reggeva la pentola della pasta, da cui lei prelevava le porzioni per gli altri.
    “Ci ha fatto veramente piacere incontrare dei connazionali”, commentò Pops, gioviale, mentre sistemava il tovagliolo dentro il colletto della maglietta di Parker. “Concittadini, anzi... E' stato un bel pomeriggio e Angela ci ha parlato molto di voi e del vostro lavoro...”
    “Studiate le ossa! Grande!” esclamò il bambino, agitandosi sulla sedia e rendendo il compito del bisnonno tutt'altro che semplice.
    “A proposito, dov'è Hodgins?” si intromise Angela. “E' sempre in ritardo... La sua pasta si fredderà”.
    “E'... era alla biblioteca medievale...” rispose Temperance frastornata. Che confusione. Era da tanto tempo che non sedeva ad una tavola così vivace. “Ma ormai avrà chiuso. Starà tornando...” La sua voce si sovrappose a quella di Parker che gridava che voleva più pasta.
    “Non c'è bisogno di urlare”, lo rimbrottò Seeley. “E tanto per la cronaca ti sei lavato le mani?”
    Il bimbo s'imbronciò. “No...”
    “Perfetto, allora muoviti campione. Altrimenti niente pasta”.
    “Dovrei lavarmele anch'io...” mormorò Temperance. E si ritrovò nel piccolo bagno insieme a padre e figlio, un po' impacciata da quella situazione inusuale.
    “Prego, prima voi...” bofonchiò indietreggiando. In quello spazio esiguo, lui le sembrava ancora più alto e imponente. E si rese conto che il cuore le batteva più forte.
    “Oh, no, prima le signore e i bambini”, obbiettò Seeley. “C'è posto per tutti e due”. La fece passare e poi sollevò Parker davanti al lavandino, così lei e il bimbo poterono lavarsi le mani insieme. Temperance lo aiutò con il sapone liquido e fu persino divertente. Si diede della sciocca per essersi innervosita. La verità era che non aveva l'abitudine di stare con i bambini. O con le persone in generale. Non in momenti di quotidianità familiare come quella.
    Dopo che si fu asciugato le manine, Parker saltò fuori dal bagno come un grillo e sventolò il tovagliolo che si era tolto dal colletto. “Però papà ora ti devi lavare le mani anche tu, altrimenti niente pasta!” ridacchiò scappando e facendo il verso al padre.
    “Okay, okay, obbedisco”. Anche Booth rideva. E la risata gli donava almeno quanto i jeans e la maglietta che aveva indosso.
    Per uscire dal bagno, Temperance dovette sfiorargli il petto. “Scusa...”
    “Figurati...”
    Se lo dissero con un paio di sussurri che rimasero sospesi tra loro in un lungo attimo silenzioso.
    Poi suonò il campanello e l'istante si spezzò. Anche Jack aveva dimenticato le chiavi.
    “Vado io”, disse Temperance. E il sorriso le perdurò sulle labbra sino alla porta. Quella serata si stava prospettando veramente intrigante e piena di sorprese.
    Jack quasi la investì. “So a chi appartengono le nostre ossa!” dichiarò con impeto. “E' un vampiro!”

    (CONTINUA PRESTO!) :ibones:

     
    .
  6. Ciccia-B
        Like  
     
    .

    User deleted


    Franca Franca che dire semplicemente meraviglioso!! Aww ^_^
     
    .
  7. Sara6
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Dreamhunter @ 1/3/2012, 21:09) 
    Anche Booth rideva. E la risata gli donava almeno quanto i jeans e la maglietta che aveva indosso.
    Per uscire dal bagno, Temperance dovette sfiorargli il petto. “Scusa...”
    “Figurati...”
    Se lo dissero con un paio di sussurri che rimasero sospesi tra loro in un lungo attimo silenzioso.

    :fiu: :wub: :fiu:


    CITAZIONE (Dreamhunter @ 1/3/2012, 21:09) 
    Jack quasi la investì. “So a chi appartengono le nostre ossa!” dichiarò con impeto. “E' un vampiro!”

    Questa storia del vampiro.....mi piace :woot:

    Attendo con ansia il prossimo capitolo.... :D

     
    .
  8. Romi10
        Like  
     
    .

    User deleted


    L'ultima volta che li hai portati in Italia sono state scintille, e già questo inizio promette bene, anche se Ian lo preferisco nella FF "L'assassinio di Ian Wexler".
    Mi metto buona buona in attesa dei nuovi sviluppi.

    Peccato che incontri di questo genere, quando sono stata a Firenze non ne abbia fatti :( non sono fortunata come Angela...

    Un documentario dove parlavano di questa pratica del mattone, l'ho visto anch'io; ma era all'interno di un documentario su la leggenda dei vampiri; di antropologia forense, non c'era praticamente nulla; ma era stato interessante.
     
    .
  9. pulcett
        Like  
     
    .

    User deleted


    Molto intrigante!!! Mi ha preso! Aspetto con ansia il seguito!
    Brava!!! :clap: :clap:
     
    .
  10. Dreamhunter
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Ciccia-B @ 2/3/2012, 11:05)
    Franca Franca che dire semplicemente meraviglioso!! Aww ^_^

    Grazie!!!

    CITAZIONE (Sara6 @ 2/3/2012, 15:21)
    CITAZIONE (Dreamhunter @ 1/3/2012, 21:09) 
    Anche Booth rideva. E la risata gli donava almeno quanto i jeans e la maglietta che aveva indosso.
    Per uscire dal bagno, Temperance dovette sfiorargli il petto. “Scusa...”
    “Figurati...”
    Se lo dissero con un paio di sussurri che rimasero sospesi tra loro in un lungo attimo silenzioso.

    :fiu: :wub: :fiu:

    CITAZIONE (Dreamhunter @ 1/3/2012, 21:09) 
    Jack quasi la investì. “So a chi appartengono le nostre ossa!” dichiarò con impeto. “E' un vampiro!”

    Questa storia del vampiro.....mi piace :woot:

    Attendo con ansia il prossimo capitolo.... :D

    Grazie!! Il nuovo capitolo è quasi pronto!

    CITAZIONE (Romi10 @ 4/3/2012, 00:09)
    L'ultima volta che li hai portati in Italia sono state scintille, e già questo inizio promette bene, anche se Ian lo preferisco nella FF "L'assassinio di Ian Wexler".
    Mi metto buona buona in attesa dei nuovi sviluppi.

    Peccato che incontri di questo genere, quando sono stata a Firenze non ne abbia fatti :( non sono fortunata come Angela...

    Un documentario dove parlavano di questa pratica del mattone, l'ho visto anch'io; ma era all'interno di un documentario su la leggenda dei vampiri; di antropologia forense, non c'era praticamente nulla; ma era stato interessante.

    Invece in quello che ho visto c'era proprio l'indagine forense al centro. Ho pensato che dovevo per forza farci qualcosa. ;)
    Non ti preoccupare di Ian, comunque. Non è presente per dare fastidio. ;)

    CITAZIONE (pulcett @ 4/3/2012, 17:44)
    Molto intrigante!!! Mi ha preso! Aspetto con ansia il seguito!
    Brava!!! :clap: :clap:

    Grazie!!!
     
    .
  11. vale2875
        Like  
     
    .

    User deleted


    sento il "profumo del sangue" nell'aria....
    continua così Dream
     
    .
  12. clare
        Like  
     
    .

    User deleted


    Cara Dream,
    ormai sei consapevole che ti seguo sul tuo sito ma il fatto che tu pubblichi le tue storie anche qui mi da la possibilità di leggerle due volte e di deliziarmi due volte! :wub:
    Nonostante questa storia sia solo al secondo capitolo l'elettricità che c'è tra i due già si percepisce e poi voglio proprio vedere i viaggi mentali di Jack!ci sarà da ridere!
     
    .
  13. Dreamhunter
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (vale2875 @ 5/3/2012, 10:06)
    sento il "profumo del sangue" nell'aria....
    continua così Dream

    Grazie! Ma come sei macabra.... ;)

    CITAZIONE (clare @ 5/3/2012, 12:51)
    Cara Dream,
    ormai sei consapevole che ti seguo sul tuo sito ma il fatto che tu pubblichi le tue storie anche qui mi da la possibilità di leggerle due volte e di deliziarmi due volte! :wub:
    Nonostante questa storia sia solo al secondo capitolo l'elettricità che c'è tra i due già si percepisce e poi voglio proprio vedere i viaggi mentali di Jack!ci sarà da ridere!

    Grazie, carissima! ^_^
     
    .
  14. boothie
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ed ecco un'altra storia iniziata bene e che continua meglio. Io ricordo perfettamente i gli accadimenti ai quali ti riferisci, e sono davvero contenta di trovare una risposta a quegli autentici misteri (perchè tu sei senz'altro in grado di darla).
    Bellissimo racconto. Ma come diavolo fai????
     
    .
  15. Dreamhunter
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (boothie @ 8/3/2012, 09:53) 
    Ed ecco un'altra storia iniziata bene e che continua meglio. Io ricordo perfettamente i gli accadimenti ai quali ti riferisci, e sono davvero contenta di trovare una risposta a quegli autentici misteri (perchè tu sei senz'altro in grado di darla).
    Bellissimo racconto. Ma come diavolo fai????

    Eh, eh, è il materiale di partenza che offre buona ispirazione. Con Booth e Brennan puoi andare dovunque e fare qualsiasi cosa. ;)
    In quanto agli autentici misteri non sarò io a dare le spiegazioni: erano già presenti nei due documentari che ho visto io. Mi limiterò a riferirvele. ;)

    Ed ecco il nuovo capitolo! Buona lettura!

    Capitolo 3
    Chiacchiere a tavola


    “Un cosa?!” esclamò Temperance indietreggiando, mentre Jack la spingeva verso il soggiorno. “Che stai dicendo?”
    “Incredibile, vero?” annuì lui. “Alla biblioteca medievale ho trovato un antico testo latino intitolato Dissertatio historico-philosophica Masticatione Mortuorum, ovvero una dissertazione storico filosofica sulla masticazione dei morti e...”
    “Wow!!”
    “Hodgins!”
    Le due voci sovrapposte che lo interruppero, fecero sobbalzare Jack, che finalmente si accorse di quanto fosse affollata la stanza. A ringhiare il suo nome con inorridito rimprovero era stata Angela, mentre il wow pieno di interesse era arrivato da un bambino sconosciuto che, seduto a tavola con tanto di tovagliolo infilato nel colletto, lo fissava con gli occhi e la bocca spalancati.
    “Ma che...” balbettò Jack.
    “Abbiamo ospiti, Hodgins”, lo avvertì Angela.
    “Davvero hai letto un libro sui morti che masticano?” insistette il bambino, affascinato.
    “Parker, ti assicuro che i morti non masticano”, intervenne Temperance.
    “Ma lui ha detto che l'ha letto!” ribatté il piccolo, ostinato.
    “Parker”, lo redarguì l'uomo anziano alla sua destra.
    “Sì, beh...” ridacchiò Jack, vagamente imbarazzato. “Era un vecchio libro, capisci. Chi l'ha scritto credeva che i morti potessero masticare, ma naturalmente ha ragione la dottoressa Brennan”.
    Parker pareva deluso. “Tu però hai parlato anche di un vampiro...”
    Questa volta ad intimargli il silenzio fu l'uomo alto e bruno in piedi accanto ad Angela. “Parker, non essere molesto... Sono argomenti che riguardano il loro lavoro e che tu non conosci”.
    “E tra l'altro non è possibile che la nostra vittima sia un vampiro”, precisò Temperance, lanciando un'occhiata critica a Jack. “I vampiri non esistono. Sono puro folklore”.
    “Non sto sostenendo che fosse davvero un vampiro, ma...”
    “Ragazzi”, sibilò Angela. Sorrideva a denti stretti. “Stiamo per mangiare. E ribadisco che abbiamo ospiti. Potremmo, per favore, rimandare certi discorsi a più tardi?”
    In realtà Jack ardeva dalla voglia di raccontare quel che aveva scoperto, ma l'espressione minacciosa della ragazza lo frenò. “Non c'è problema... e in effetti ho una gran fame”.
    “Però dopo ne parliamo ancora?” domandò Parker, speranzoso.
    “Forse”, gli disse suo padre riempiendogli il piatto di pasta. “Ora vorrei che fossi tu a masticare, grazie”.
    “Vale anche per voi due”, commentò Angela, rivolta a Jack e Temperance. “Avanti, vieni a sederti, Hodgins. Ti presento i nostri nuovi amici...”
    E alla buon'ora la cena ebbe inizio.

    Angela non si era risparmiata nell'acquisto di pietanze italiane e, dopo la pasta, fu la volta di un misto squisito di verdure grigliate e di una selezione di profumatissimi salumi affettati.
    “Buon Dio... Credo di aver già messo su cinque kg da che sono qui, ma stasera raddoppierò di certo”, rise Pops, servendosi abbondantemente. “Niente carne, dottoressa?” chiese poi a Temperance, che stava prendendo solo verdure.
    “Sono vegetariana”, gli spiegò lei.
    “Oh... da molto?”
    Booth ascoltò lo scambio tra suo nonno e l'antropologa senza partecipare, intento ad osservare la giovane donna. Lei lo aveva colpito subito. Aveva aperto la porta... ed eccola, bellissima, con quei grandi occhi celesti e il viso dai lineamenti decisi, la pelle di porcellana deliziosamente arrossata, il fisico statuario nascosto dagli abiti un po' informi... Non avrebbe saputo spiegare quale particolare lo avesse sedotto di più, ma il cuore aveva cominciato a battergli più forte.
    Un colpo di fulmine.
    Aveva sempre creduto in questo tipo di speciale magia che poteva travolgerti all'improvviso: entravi in una stanza, magari colma di sconosciuti, e, tra tanti sguardi, ne incontravi uno che ti toglieva il fiato e ti incatenava...
    Gli era capitato in un paio di occasioni. Con la madre di Parker, per esempio. Non era mai finita bene. Ma... non era nemmeno mai stato così incredibile. Nessuna donna, finora, gli aveva fatto l'effetto di Temperance Brennan alla prima occhiata.
    Non riusciva a smettere di guardarla.
    “Quindi eri nell'esercito?”
    Si riscosse, rendendosi conto che la domanda di Angela era rivolta a lui.
    “Uhm, sì... ero un Ranger, poi quando è nato Parker ho deciso di congedarmi e diventare un agente dell'FBI”.
    “Da soldato a federale...” borbottò Jack.
    “Hodgins...” sospirò Angela. “Non farci caso, Booth. Hodgins è un appassionato delle teorie delle cospirazioni. Non ha una grande simpatia per il governo”.
    “Capisco...” sorrise Booth. “Conosco il genere”.
    “Ah, sì?” ribatté Jack, già battagliero. “E quale sarebbe il genere?”
    “Oh, per carità...” Angela agitò la forchetta. “Potremmo evitare? Tra questo argomento e quello della masticazione dei morti non saprei quale preferire...”
    “A me piace la storia della masticazione”, dichiarò Parker tutto contento.
    “Ce lo ricordavamo”, sogghignò Pops.
    “Di quale sezione dell'FBI fai parte?” domandò Temperance a Booth.
    “Omicidi”.
    “Perciò indaghi sui crimini violenti”.
    “Esatto. Recentemente ho risolto un paio di casi molto difficili e ho ottenuto una promozione. Adesso ho un ufficio tutto mio”, le raccontò lui con un certo orgoglio. “E mi hanno concesso un bel po' delle ferie che avevo accumulato, così abbiamo deciso di partire per questo viaggio tutto tra uomini”.
    “Lo sognavo da tanto”, aggiunse Pops. “Risparmiavo da anni per questa vacanza: un mese in Italia con i miei ragazzi. Peccato che tuo fratello Jared non sia potuto venire con noi...”
    “Si sarebbe annoiato, Pops”, obbiettò Booth, con l'aria di non essere invece granché dispiaciuto.
    “Può darsi...” convenne il vecchio. “Ma ci resterà male per essersi perso la finale”.
    “Quale finale?” si interessò Jack.
    “Dei Mondiali di calcio”, rispose Parker, saltando sulla sedia.
    “Sarà proprio tra Italia e Francia, questo week end”, disse Booth. “Seguirla qui sarà esaltante. E se dovesse vincere l'Italia si farà baldoria”.
    “Siete appassionati di sport?” si intromise Angela.
    “Assolutamente”, confermò lui. “Soprattutto di hockey, ma a scuola praticavo anche il football e il basket. E comunque in famiglia amiamo lo sport in generale”.
    “Si vede”, fu il laconico commento di Temperance.
    Lui la guardò incuriosito. “In che senso?”
    “La tua struttura fisica. Lo sviluppo dei tuoi muscoli denota una regolare attività sportiva”.
    “Oh...”
    “In parole povere ti sta dicendo che sei in forma”, ammiccò Angela, con un sorriso furbo. “Bene, ora è il momento della frutta e del dolce...”
    “Santo cielo, è un banchetto!” rise Pops.
    “Resta seduta”, disse Temperance all'amica. “Non sei stata ferma un minuto per tutta la durata della cena. Ci penso io”.
    “Ti aiuto”, si offrì Booth.
    Sbirciandoli, Angela evitò di protestare. Anzi. Coinvolse Parker in una conversazione sulla scuola, in modo che loro due rimanessero soli nel piccolo retrocucina.
    Come nel bagno, anche lì non c'era molto spazio in cui muoversi e Booth e Temperance si ritrovarono fianco a fianco, con le braccia che si sfioravano. Mentre lei disponeva le pesche e le albicocche acquistate da Angela in un paio di recipienti colorati, lui tirò fuori dal frigo una grande torta gelato con panna, cioccolato e bigné ripieni.
    “Angela ci ha detto che lavorate al Jeffersonian Institute...”
    “Sì, nel dipartimento di antropologia forense”.
    “Il mio capo vorrebbe avviare una collaborazione con voi”.
    Temperance si girò. “A che proposito?”
    “Le indagini relative a corpi in pessime condizioni: carbonizzati, decomposti, ridotti a scheletri... In casi di questo tipo ci servirebbe la consulenza di un antropologo forense esperto. E tu sei una dei migliori, giusto?”
    “La migliore”.
    Gli occhi scuri di Booth brillarono. “Sei conscia del tuo valore, eh?”
    “Non vedo perché non dovrei esserlo. Comunque io mi occupo soprattutto di antropologia pura. Siti sepolcrali antichi, tombe centenarie. Ho aiutato nel recupero delle vittime dell'11 settembre e dell'uragano Katrina e sono stata anche nei territori di guerra o in Sudamerica, sui luoghi d'azione degli squadroni della morte, ma non ho mai collaborato ad un caso federale di omicidio”.
    Lui la fissava sbalordito. Non aveva sul serio a che fare con una donna comune...
    “E non ti piacerebbe?”
    Le labbra di lei si distesero in un vago sorriso d'intesa. “Mi stai proponendo di lavorare con te?”
    “Chissà... Potrebbe essere interessante, no?”
    Il loro tono di voce si era abbassato. Chiunque avesse origliato casualmente, avrebbe concluso che non stessero affatto parlando di lavoro.
    “Non saprei”, mormorò Temperance. “Tu non mi conosci ed io non conosco te”.
    “Uhm... l'istinto mi suggerisce che non ce la caveremmo male”.
    “Ti affidi abitualmente all'istinto?”
    “Sì...”
    “Nelle tue indagini? Non dovresti basarti sui fatti? Non c'è nulla di empirico nell'istinto”.
    “No, ma può condurre ugualmente a prove concrete”.
    Lei si accigliò. “Non credo che andremmo d'accordo”.
    Booth terminò di tagliare le fette di dolce e le scoccò uno sguardo sornione. “Ti arrendi così facilmente?”
    Non le diede l'opportunità di ribattere, lasciando il retrocucina con il dolce sopra un vassoio. Temperance scrutò la sua schiena ampia che si allontanava e si mordicchiò il labbro inferiore, pensierosa.

    Alla fine Parker si addormentò, sfinito dalla lunga giornata, dimenticandosi della faccenda dei morti che masticavano. Booth lo prese in braccio e Angela diede a Pops un po' di dolce avanzato per la colazione del mattino dopo. Li accompagnò alla porta, assicurandosi già che si sarebbero rivisti l'indomani. Temperance salutò da lontano e l'ultima cosa che vide furono gli occhi di Booth che la guardavano al di sopra della testolina bionda del figlio.
    “Sono adorabili, eh?” cinguettò Angela, tornando in soggiorno.
    “Brave persone”, convenne Jack. Aveva superato abbastanza in fretta l'accenno di scaramuccia con Booth. La cena era stata troppo piacevole per tenere il broncio.
    “E poi...” Angela assunse un tono allusivo. “... dall'uno al dieci, quant'è carino?”
    Temperance, che stava sparecchiando, sembrò non badarle. “Chi?”
    “Booth!”
    “Quale dei tre?”
    “Uffa. Dai che hai capito. Quello alto e bello e dell'età giusta”.
    “E' un dieci, direi”.
    Angela strabuzzò gli occhi. Più che altro perché era stato Jack a rispondere.
    “Non l'avevo chiesto a te, Hodgins”.
    “Solo perché sono un uomo, non posso esprimere un giudizio di natura estetica su un mio simile?” si infervorò lui. “Insomma, so giudicare anche io certe cose. E' un bell'uomo e un bravo ragazzo. Come me”. Le fece l'occhiolino. “Siamo rari. Ci meritiamo sempre un dieci”.
    Scuotendo la testa, Angela si mise a ridere. “E tu, Brennan? Che ne pensi?”
    “Ritengo insensato attribuire dei voti numerici all'aspetto di una persona. La percezione dell'avvenenza fisica è del tutto soggettiva, quindi non esistono i parametri oggettivi con cui stabilire una scala di valori adeguata per...”
    “Brennan... ti piace oppure no?”
    “Sono attratta dalla linea delle spalle e della mascella”, ammise alla fine Temperance. “E ha anche un volto molto simmetrico”.
    “Okay”, approvò Angela, soddisfatta. “Ora stiamo andando da qualche parte”.
    Lei aggrottò la fronte. “Cioè dove?”
    “Sentite...” si intromise Jack “... potremmo parlare del nostro vampiro, adesso?”
    Temperance distolse immediatamente la propria attenzione da Angela. “Non crederai veramente che si tratti di un vampiro, mi auguro...”
    “Se mi lasciassi terminare il discorso, forse avrei la possibilità di spiegarti...”
    “Spiegati”, lo invitò lei, sedendosi.
    “D'accordo. Il testo che ho consultato risale al 1679 e vi è riportato un rituale del '500 per uccidere un cosiddetto non morto. Consisteva proprio nell'infilargli un mattone in bocca. Naturalmente non sto dicendo che la nostra vittima fosse un vero vampiro, ma che chi le ha ficcato quel mattone in bocca credeva che le fosse...” Jack gesticolava, in preda all'eccitazione. “Non ti pare affascinante?”
    “Sì”, concesse Temperance. “Effettivamente è un'ipotesi che si accorda con quanto ho scoperto stamane. Sono convinta che la vittima sia una donna e che il mattone le sia stato messo in bocca dopo la morte, quindi potrebbe essere stato davvero una sorta di rituale...”
    “Domani vorrei esaminare i campioni di terra, che ne dici?”
    “E' una buona idea e...”
    Angela non ascoltò oltre e, dopo essersi versata una tazza di caffè, uscì sul terrazzino, a rimirare il Duomo nelle luci della sera.

    (CONTINUA IL PRIMA POSSIBILE! ) :ibones:

     
    .
25 replies since 23/2/2012, 17:51   1383 views
  Share  
.