YOU ARE MY HOME

Romance, Bones family, spoiler fino 9x22

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  1. magghe
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    AUTORE: Magghe
    SPOILERS: fino alla 9x22
    PAIRING: B&B
    RATING: NC17
    DISCLAIMER: I personaggi citati in questa fanfiction non appartengono a me ma a HH&Co e alla FOX.
    TITOLO: YOU ARE MY HOME

    E' la prima volta che mi cimento in un'opera simile, spero di farlo nel modo giusto!
    Buona lettura!

    Preludio

    L’abbiamo trovata. Le abbiamo dato un volto. Abbiamo scoperto il suo nome.
    Ciò che volevo si è realizzato eppure non riesco a dormire. Il tuo viso deturpato disturba il mio sonno. Sento ancora addosso il tuo sguardo alienato che mi scruta. Mi chiedo se la causa di tutta quella pazzia fosse il tuo incredibile genio. Ammiravo una parte di te e questo mi fa sentire a disagio, sbagliata.
    Odio il male, lo combatto.
    Eppure c’è una voce dentro di me che mi chiede se anche il mio genio sarebbe mai potuto sfociare in tanta depravazione. Ho desiderato di far male a molte delle persone che negli anni abbiamo arrestato, ho desiderato il tuo male. So che potrei uccidere per difendere la mia famiglia, tutta la mia famiglia. Questo mi rende in parte malvagia?
    Razionalmente so che non è così, eppure questo dubbio mi devasta. Mi è stato insegnato a disprezzare la violenza, mi è stato detto non essere la risposta.
    La soluzione è prendere il cattivo, processarlo e farlo marcire in galera.
    Questa doveva essere la punizione.
    Tu non hai sofferto abbastanza prima di morire.
    Un attimo prima minacciavi di farci saltare in aria ed un secondo dopo non c’eri più.
    Avrei voluto analizzarti, come faccio con le ossa. Avrei voluto imparare ciò che non so. Avrei voluto dimostrarti la mia superiorità, la nostra superiorità, ma non ne avrò mai più occasione. Ho risolto l’enigma con cui mi avevi sfidata, eppure sento di non aver vinto.
    Stephanie McNamara. Questo era il suo nome.
    Il suo caso si è rivelato essere il preludio di un altro, ancor più grande, ancor più torbido. Ma non è questo ad inficiare la mia soddisfazione.
    Non è questo.
    Lo sento, ma non so in cos’altro trovare risposte. Controllo e ricontrollo: appunti, pensieri, schemi, registrazioni, note di ogni genere confermano che ho portato a termine il mio compito, ma per me non è così.
    Sono arrabbiata, terribilmente arrabbiata.
    Perché, ancora una volta, non riesco a liberarmi di te.
    Vorrei chiudere gli occhi senza rivedere i tuoi.
    Vorrei che bastassero le parole calde e ferme di Booth per rassicurarmi.
    Vorrei poter godere a pieno dell’abbraccio di mia figlia.
    Vorrei essere abbastanza forte da ammettere la resa con me stessa.
    Vorrei che domani fosse un giorno completamente nuovo.
    Per ora mi limito a non chiudere gli occhi, a non parlare di questo a mio marito, ad amare incondizionatamente mia figlia e a convincermi che si troveranno nuove risposte. Dopotutto, domani sarà un giorno nuovo ed io so di poterlo affrontare con la sicurezza di chi sa di essere amato.
    Mentre prendo accordi con me stessa, realizzo di essere scomodamente rannicchiata sul divano. Con movimenti intorpiditi prendo la tazza dal tavolino e la avvicino di riflesso alla bocca, il liquido ormai freddo, mi fa rinsavire.
    Prendo dalla libreria uno dei miei romanzi preferiti, lo apro casualmente, alla ricerca di un punto dal quale poter riiniziare a leggere. Cerco una posizione comoda, una coperta che mi scaldi ed il mio sguardo si perde su una frase, poche parole capaci di riconciliarmi con la vita e farmi cadere in un sonno profondo:
    “Qui riesco quasi a concepire come un amore possa durare tutta una vita: mentre finora ero assolutamente convinto che nessun amore potesse resistere”.


    Era ciò che provava lei ogni volta che varcava la porta di casa. La sua casa, la loro casa, il loro nido. Ogni volta che riponeva la spesa. Ogni volta che incrociava con lo sguardo le foto sparse qua e là, momenti che appartenevano alla loro storia e che per sempre ne avrebbero fatto parte.
    Non sapeva trovare le parole giuste per dare forma alle proprie sensazioni, ma sapeva di poter contare su tutte quelle piccole cose che solo lei e Booth conoscevano.
    Amava poter contare su un linguaggio speciale per comunicare con lui. Un linguaggio fatto di gesta, sguardi, carezze e sorrisi. Poche parole, ma un’infinita capacità di ascoltarsi e capirsi.
    Non poteva desiderare di più.
    Per lui era sufficiente, ma spesso sentiva l’esigenza di comunicarle ciò che un sorriso malizioso già le aveva trasmesso, anche solo per vedere quella luce che la sorpresa le faceva nascere negli occhi. Lui voleva sorprenderla ancora e ancora. Voleva che lei rimanesse senza parole il più a lungo possibile perché la conosceva così bene da sapere che se lei le avesse trovate sarebbero state quelle sbagliate, quelle che esprimevano solo in parte ciò che lui le leggeva nel cuore.
    Era capitato, però, che anche lei lo sorprendesse a parole, quelle rare occasioni in cui la scienza riusciva a sintetizzare accuratamente le sue emozioni. Come quando aveva paragonato il loro rapporto simbiotico a quello di un anemone di mare e un pesce pagliaccio. Così, con semplicità. Inaspettatamente. Con gli occhi lucidi e il cuore completamente esposto. In quelle rare occasioni a Booth pareva di perdere un battito; aveva bisogno di una prova per suggellare quel momento e dimostrare a se stesso che non lo aveva solo immaginato.
    La sola cosa che amava di più di sorprenderla era essere sorpreso, da lei e lei solamente.
    Lei che gli aveva regalato il suo più grande desiderio, che gli aveva regalato una famiglia. Una casa sicura alla quale tornare ogni sera, una vita creata sulle basi di un amore così profondo che spesso entrambi faticavano a ripercorrere. Una vita che li aveva messi alla prova molte volte, ma che alla fine li aveva uniti per sempre nel miracolo di una figlia.
    Una vita che sapeva come prenderli alla sprovvista tanto nel male quanto nel bene.

    “Bones?”
    E’ la terza notte nelle ultime due settimane che mi sveglio e lo la trovo. Mi chiedo se è la sua assenza a farmi svegliare nel cuore della notte o la terribile sensazione che mi porto dentro da troppi giorni. Probabilmente entrambe le cose. So che la troverei sul divano, probabilmente con “Cime tempestose” lasciato cadere affianco a lei, gli occhi ormai vinti dalle troppe ore di sonno perse. Fatico a restare in questo letto così grande e vuoto quando non c’è lei qui con me, ma mi devo trattenere, so che ha bisogno di razionalizzare. Di prendere le distanze da ciò che le succede e per quanto questo mi ferisca, so che non posso forzarle la mano.
    Sarà sempre così, avrà sempre bisogno dei suoi tempi per capire.
    Ed io glieli concederò, sempre.
    Vorrei andare al piano di sotto, prenderla tra le mie braccia e riportarla qui. Dove vorrei si rifugiasse costantemente.
    Stringo con forza le lenzuola per impedire al mio istinto di prendere il sopravvento.
    Ormai non riuscirò più a riaddormentarmi.
    Non ho nulla da fare
    Non voglio pensare.
    La mia fantasia si farebbe troppo vicina alle mie paure ed io non voglio.
    Mi alzo per controllare Christine, è così piccola, eppure ha già tre anni. Dorme pacifica e non voglio disturbarla neanche con un bacio. La mia bambina. La mia bellissima, adorata, bambina.
    Ripenso a Parker, così lontano. Il mio ometto. Mi stupisce ancora l’incredibile rapporto che abbiamo nonostante il poco tempo e l’immensa distanza. Devo ammettere che Rebecca ha fatto un ottimo lavoro con Parker. L’amore incondizionato che ci lega, che lo lega a Christine, mi rende così fiero di lui.
    Ripenso alla prima volta che vide Bones…
    Un teppista di quattro anni.
    Erano stati giorni difficili, ma il solo vederlo riusciva a colmare quel vuoto che dopo la guerra niente sembrava riempire.
    I suoi occhi puri, la sua manina su quel vetro…
    Un giorno dovrò fare un discorso a Parker, deve sapere che è stato lui a darmi la forza per andare avanti quando la mia vita sembrava non avere uno scopo.
    Quando la mia vita non aveva ancora incrociato quella della dottoressa Temperance Brennan.
    La donna della mia vita.
    Colei che ha saputo leggermi dentro fin da subito, che ho sentito di dover proteggere fin da subito.
    Colei alla quale so di potermi appoggiare sempre e che ora è stesa, sola, sul nostro divano per evitare, probabilmente, di farmi preoccupare più di quanto già io non sia.
    Non riesco a reprimere di nuovo in mio istinto.
    Questa volta sono io che ho bisogno di lei.
    Scendendo le scale, noto l’orologio, è presto, sono le 3.38.
    Voglio tornare a letto, con lei.
    La coperta che la copriva è stata scalciata per terra, probabilmente anche questo nuovo sonno deve essere stato tutt’altro che sereno.
    Il libro dev’essere ruzzolato sul tappeto in uno dei tanti rigiri.
    Il suo viso, incredibilmente bello, è rigato dalle pieghe del cuscino.
    Ha le mani fredde ed io non ho la forza di resistere.
    Le metto un braccio sotto il collo e l’altro sotto le ginocchia e non appena faccio per alzarla i suoi occhi di cielo mi trafiggono.
    Com’è possibile che non mi sia ancora abituato?
    Com’è possibile che il mio cuore acceleri ogni volta?
    Poggio le mie ginocchia per terra e le riaccomodo la testa sul cuscino.
    I suoi occhi mi stanno parlando. Vorrei chiederle ad alta voce se si tratta di nuovo di Pelant, ma prima che io riesca a proferire parola le sue labbra bisognose si avvicinano alle mie, sono certo, per zittirmi.
    Il bisogno si trasforma in desiderio.
    E quando il desiderio torna ad essere bisogno voglio che lei mi guardi, che mi veda, mentre le dono tutto me stesso.
    Ora lei è sdraiata su di me e con la testa sul mio cuore riprendiamo a respirare regolarmente.
    Non serve guardarci adesso, la sto stringendo tra braccia e so di poter affrontare tutto ciò che la vita ha ancora in serbo per noi.


    I loro cuori, vicini, sapevano già cosa stavano per dirsi, ma le loro menti dovevano comunicare a parole, chiare e dirette. Nessun giro di parole. Era arrivato il momento.

    Edited by magghe - 14/5/2014, 17:22
     
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  2. Chris.Tag
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    questa me la sono persa ... vorrei leggere ancora qualcosa prima di sbilanciarmi, ma sicuramente è ben scritta.

    ps. piccolo consiglio: quando pubblichi un nuovo capito, metti un avviso in tag, così la gente ti legge! :)
     
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1 replies since 7/5/2014, 22:26   313 views
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